Piano per la transizione energetica sostenibile approvato: via libera a estrazioni in aree idoneenFinanza e mercati>Ascensore di Pizzofalcone,criptovalute tecnologia ottocentesca dimenticataAscensore di Pizzofalcone, tecnologia ottocentesca dimenticataL'ascensore fu costruito per rispondere alla grande richiesta di mobilità verticale in voga a fine 800: ora giace abbandonato dal 1968.di Alberto Pastori Pubblicato il 12 Settembre 2019 alle 11:32| Aggiornato il 17 Settembre 2020 alle 15:21 Condividi su Facebook Condividi su Twitter © Riproduzione riservataabbandonatiNapoli#speakup-player{ margin: 0 !important; max-width: none !important;min-height: 85px !important; padding-bottom: 25px !important; padding-top: 10px!important;}#speakup-player:empty::after{ align-items: center; background-color:#fff; border-radius: 0.5rem; box-shadow: 0 12px 24px rgba(0, 0, 0, 0.12);font-family: sans-serif; content: 'Loading...'; display: flex !important;font-size: 13px; font-weight: bold; line-height: 1; justify-content: center;min-height: 50px; text-transform: uppercase;}#speakup-player:empty{ display:block;}L’ascensore di Pizzofalcone fu il risultato della mobilità “in verticale” tanto di moda a Napoli verso la fine dell’800. Il primo a proporre una rete piuttosto ramificata nella città fu l’urbanista Lamont Young attraverso l’utilizzo di ascensori e funicolari. Stando a quanto riportato dal sito paesefantasmi.it, l’ascensore di Pizzofalcone collegava il piazzale della scuola Nunziatella, in via Parisi, sulla collina Pizzofalcone con l’ingresso della Galleria Vittoria, su via Chiatamone.Ideato nel XIX e costruito negli anni ’20 del ‘900, in pieno fascismo, l’ascensore serviva la scuola militare Nunziatella, da sempre fiore all’occhiello della città di Napoli e il quartiere di Pizzofalcone, uno dei quartieri più popolosi della città.Ascensore di Pizzofalcone, abbandonato dal ’68All’interno del quartiere di Pizzofalcone si potevano trovare tutte le classe sociali: i ricchi e i poveri abitavano a breve distanza gli uni dagli altri. L’ascensore era per tutti e molto ampio, grazie a due cabine capaci di ospitare sino a dieci persone a corsa. La struttura funzionò regolarmente fino al 1966. Poi il comune di Napoli decise di venderlo alla SIP (attuale Telecom). Il motivo di tale decisione è da ricondurre al fatto che la parte alta dell’ascensore finiva proprio nel palazzo della SIP appena realizzato.Dopo una ristrutturazione degli ascensori terminata nel 1967, l’impianto fu riaperto. Ma tutto durò un solo anno: nel 1968, infatti, iniziarono ad esserci delle infiltrazioni d’acqua che compromettevano la sicurezza dell’ascensore che fu chiuso definitivamente. Da allora tutta la struttura giace in totale abbandono: al suo interno interno si può vedere ogni tipo di rifiuto, con le inferriate ormai completamente arrugginite.Recentemente il comune di Napoli ha condotto della valutazioni circa la possibilità di risolvere il problema delle infiltrazioni d’acqua per ripristinare l’ascensore. Nonostante l’esito sia stato positivo, l’ascensore continua a essere abbandonato.Articoli correlatiinFinanza e mercatiGuadagno facile online: come evitare le trappole dei "Fuffa Guru"inFinanza e mercatiFondazione Cariplo: Eugenio Comincini nominato nella Commissione Centrale di BeneficenzainFinanza e mercatiBCC Innovation Festival, è tempo di international networking per i vincitori. Coppini: “Soddisfatti del percorso”inFinanza e mercatiL'educazione finanziaria arriva a teatroinFinanza e mercatiInclusione finanziaria: cosa significa e qual è il suo obiettivoinFinanza e mercatiGruppo BCC Iccrea: l’educazione finanziaria e “Ottobre in BCC”
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