Liliana Resinovich: la svolta nel casoInnovazioneSoluzioni smart a supporto del gioco,criptovalute dell'apprendimento e dell'inclusione dei bambini con disabilitàA colloquio con Mirko Gelsomini, ingegnere, oggi ricercatore presso la SUPSISimona Miele18.03.2023 15:30Mancano pochi giorni all’appuntamento nell’ambito del progetto «ated4special: la tecnologia al servizio delle persone», patrocinato dal Dipartimento della sanità e della socialità e dalla Città di Lugano. Un’iniziativa ideata da ated che prevede per il prossimo 2 aprile presso la sede USI-SUPSI di Lugano una mattinata di workshop con professionisti. Fra questi, vi è Mirko Gelsomini, ricercatore alla SUPSI. Dottorato in Ingegneria Informatica al Politecnico di Milano, la sua ricerca si focalizza sulla progettazione e sullo sviluppo di tecnologie interattive innovative a supporto del gioco, dell’apprendimento e dell’inclusione dei bambini con disabilità, tra le quali la realtà virtuale immersiva, i robot sociali, e le stanze multisensoriali. Vincitore di premi a conferenze internazionali e autore di più di 50 pubblicazioni sul tema, ha svolto periodi di ricerca all’estero al Georgia Institute of Technology, al Massachusetts Institute of Technology e ad Harvard. Lo abbiamo intervistato per capire in che modo il suo ambito di ricerca sia efficace nel facilitare i processi di apprendimento, gioco e inclusione dei bambini autistici.Ingegner Gelsomini, in cosa consiste il progetto di ricerca da lei coordinato che presenterà all’iniziativa del 2 aprile a Lugano?«Vi presenterò SENSEi, la soluzione innovativa che permette di trasformare qualunque spazio in un ambiente magico multisensoriale immersivo dove luci, proiezioni, suoni, aromi e materiali fisici sono interattivi. Co-progettato con specialisti, SENSEi permette di svolgere attività individuali o collettive di relax, svago e apprendimento, che stimolano tutti i sensi e risultano particolarmente motivanti nei contesti didattici, terapeutici e medici. SENSEi nasce da un ambiente accademico, supportato da diversi studi sul campo, per poi approdare sul mercato come piattaforma di empowerment condivisa con la quale, fino ad oggi, han beneficiato più di 200 specialisti e 1.000 bambini con bisogni speciali».Quali sono i benefici che si possono osservare e che possono essere già da oggi a disposizione di famiglie e piscoterapeuti?«SENSEi è il risultato di anni di ricerca sul campo. Diversi studi, anche terzi, han dimostrato che la soluzione favorisce e accelera il processo educativo e (ri)abilitativo. Ricreando in maniera realistica qualsivoglia ambiente di vita, adottando la stimolazione neurosensoriale e basandosi sulle teorie dell’embodied cognition che pongono la psicomotricità alla base dello sviluppo cognitivo, SENSEi offre svariate occasioni abilitanti, supportando lo specialista nella creazione di esercizi personalizzati e adattando la difficoltà in tempo reale rispetto alle abilità acquisite dall’utente, che percepisce di essere parte centrale e attiva».Dal suo punto di vista di ricercatore, quali sono le innovazioni realmente inclusive che potremo osservare nei prossimi anni?«Si pensa spesso che l’inclusione parta dall’alto, ovvero offrendo prodotti universali. Seppur questa visione sia necessaria, non è però sufficiente a garantire un vero accesso. Sono convinto che l’inclusione parta invece dal basso. Essa parte garantendo la giusta istruzione digitale agli specialisti, promulgando leggi che garantiscano alle aziende buoni ritorni economici dall’offrire prodotti inclusivi, ascoltando gli utenti con disabilità sin dalle fasi progettuali del prodotto. Con SENSEi, ad esempio, sono stati i bimbi in terapia a definire i requisiti da cui sviluppare contenuti e attività che oggi usiamo con tutti i bambini. Inclusione anche questa no? Un’inclusione alla rovescia».
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