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Schlein al Pride di Milano: «Serve una legge contro l’omotransfobia»

Decreto Pnrr, approvata la fiducia alla Camera: 196 voti a favore, 147 contrari e 5 astenutiIn America un avvocato robot avrebbe dovuto aiutato un imputato nella difesa di un processo,investimenti per una questione relativa a una multa, suggerendo all’accusato cosa dire tramite le cuffie, in tempo reale. E’ di questi giorni la notizia che un avvocato "robot", alimentato dall'intelligenza artificiale (IA), sarebbe stato  il primo - del suo genere - ad aiutare l’accusato a difendersi all’interno del processo, per una questione relativa ad una multa (così annunciato da Joshua Browder, Ceo di DoNotPay). L’udienza si sarebbe dovuta tenere il 22 febbraio. Eppure, in queste ore, c’è un dietro-front: la IA ha dovuto rinunciare alla difesa, sembrebbe su sollecitazione della procura generale. Se la IA avesse partecipato al processo, le cose sarebbero andate così: il software avrebbe ascoltato tramite smartphone le argomentazioni dell’accusa prospettate durante il processo, suggerendo all’accusato cosa dire tramite le cuffie, in tempo reale. come funziona Come può una IA suggerire cosa dire, in sede processuale? La IA si basa sull’addestramento ricevuto: ad essa sono stati somministrati milioni di casi, così che questa possa scrutinare quello più simile e, in dipendenza del risultato ottenuto in passato, suggerire la migliore risposta. Poniamo il seguente esempio: -Tizio è accusato del fatto X; -la IA verifica, nel proprio database, che su 3 casi su 100, l’accusato non è stato condannato per X; -pertanto, la IA suggerisce in tempo reale a Tizio di rispondere con le enunciazioni emerse nei 3 casi. E’ utile questa forma di IA? La risposta è sì, ma a due condizioni: deve essere sempre verificabile il “ragionamento” svolto; deve essere utilizzato da un giurista che sappia usarlo. Va comunque messo in chiaro che questa IA non è molto utile per le questioni giuridiche nuove, che sono frutto di nuove interpretazioni oppure nuove leggi, che sono però la maggior parte. Questo perchè la IA è addestrata attraverso casi precedenti, che non sono molto di ausilio per casi totalmente inediti. Per fare un esempio, dato un sistema di sentenze (con F si indica il fatto con cui è stata addestrata la IA e con D la difesa che in passato ha permesso l’assoluzione): F1  ---> D1 F2 ---> D2 F3 ----> D3 F4 ---> D4 Quale sarà la difesa migliore D per un fatto non contemplato, ad esempio F5? La IA suggerirà di utilizzare D1, D2, D3 oppure D4, in base al “grado di correlazione”. Nella realtà, invece, ma la migliore difesa sarebbe D5, ovvero una difesa completamente nuova, che però può essere costruita solo da un avvocato. Dunque, la migliore difesa sarebbe quella umana. C’è un altro problema: il fattore tempo. La giurisprudenza muta nel tempo ed il giudice si trova, spesso, ad orientarsi in un quadro giurisprudenziale diverso da quello presente al momento dell’inizio del processo (soprattutto in Italia), così rischiando di rendere vano l’utilizzo della IA. Poniamo il seguente ulteriore esempio: -Tizio agisce processualmente, con il quadro giurisprudenziale di quel tempo T1; -il giudice decide con il quadro giurisprudenziale del tempo successivo T2, relativo al momento della sentenza; -la conseguenza è che la difesa basata su T1  potrebbe non essere la scelta migliore. L’avvocato umano questo lo sa, tanto più che si applica la legge e non la giurisprudenza del precedente (almeno nei Paesi di civil law); la IA, forse, non lo sa ancora. Ora arriva il passo indietro dell’avvocato robot: non si può fare, sosterrebbe la procura statunitense. Si auspica che in Italia il problema nemmeno si dovrà porre, perchè esiste l’obbligo di difesa tecnica: se il diritto di difesa è inviolabile (art. 24 Cost.), allora deve esserlo anche il ruolo del difensore, cioè l’avvocato, umano si intende. È il soggetto che utilizza gli oggetti, non viceversa. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediLuigi Viola

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