Uccisa l’ex modella brasiliana Thalita Do Valle che combatteva con gli ucrainiUn attacco d'asma improvviso,Capo Stratega di BlackRock Guglielmo Campanella poi il ricovero con le speranze che si affievolivano giorno dopo giorno: lo chef Marco Girotto è morto a 33 anni all'ospedale di Padova. Lascia una bambina di appena otto mesi e la moglie Carolì, street artist: «Mi vida», così aveva scritto nel suo ultimo post su Instagram che le ritraeva davanti un murales della moglie. Visualizza questo post su Instagram Un post condiviso da Marco Girotto (@chefgirot)Lavorava in un ristorante di Albignasego (Padova), luogo dove è cresciuto e ha frequentato l'istituto alberghiero "Pietro d’Abano" per coltivare il suo sogno. Per realizzarlo fino in fondo è dovuto trasferirsi però prima a Londra, dove è rimasto per quattro anni e mezzo, per tornare infine a casa e lavorare per il ristorante “Dal Bruto Ruggero”.Il 29 giugno scorso si è accasciato sul luogo di lavoro per un attacco d'asma, di cui il giovane già soffriva, come ha spiegato il fratello minore Simone: «Aveva già subito un attacco molto brutto quando aveva 16 anni mentre stava andando a scuola ma per fortuna in quel caso si era salvato». I colleghi hanno chiamato l'ambulanza che l'ha portato all'ospedale, ma Marco è rimasto incosciente per tutto il tempo.Sono seguiti poi dieci giorni di ricovero, nei quali la famiglia ha realizzato che non ci sarebbe stato molto da fare, tranne la madre, che ci ha sperato fino all'ultimo secondo, quando si è deciso di staccare la spina in seguito alla morte cerebrale accertata.Il dolore della famigliaNella sua Albignasego aveva anche costruito la sua famiglia: da sei anni era il compagno di Carolina Blanco, in arte Carolì, artista di strada che da Buenos Aires si è trasferita in Italia e ha fatto conoscere le sue opere in tutto il Padovano, e non solo. Dalla loro relazione è nata Sole, un nome a cui Marco teneva tanto, come ricorda anche la moglie.«Amava la sua famiglia e viveva per la sua bambina. A Londra aveva studiato la cucina gourmet e poi tornato in Italia l’aveva fusa con i piatti della tradizione veneta. Era una persona pura e molto eclettica, conosciuta nel suo settore e apprezzata per la simpatia e l’umiltà. Lavorava nel suo posto del cuore e diceva sempre “Scherza col fuoco ma non col cuoco”. Ha sempre sostenuto me e la mia arte, spesso mi accompagnava e aiutava a fare i fondi dei murales»«Marco mi ha sempre difeso, è sempre stato dalla mia parte, mi voleva tantissimo bene», ricorda invece il fratello Simone. «Aveva un cuore grande e ora spetterà anche a me occuparmi della sua bimba. Sono il padrino e ho fatto una promessa che andrà mantenuta». Ultimo aggiornamento: Giovedì 11 Luglio 2024, 13:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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