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Canone Rai fuori dalla bolletta: verso l'ipotesi per pagarlo col 730

VICENZI INSIEME A TESSA GELISIO NELLE CLASSI PER PROMUOVERE UNO STILE DI VITA PIÙ SOSTENIBILE“I’m still in Gaza”. “Sono ancora a Gaza” racconta a Wired Rita Baroud,analisi tecnica 21 anni, figlia dell’artista Maisara Baroud, che presenta a Palazzo Mora a Venezia I’m still alive, nell’ambito della rassegna Personal Structures, che si svolge in parallelo alla Biennale di Venezia 2024. “Sono ancora a Dair-al-Balah. Mio fratello, appena maggiorenne, nei mesi scorsi è riuscito a raggiungere il Cairo, ma ora è da solo e vive nella speranza, come noi, che un giorno riusciremo a raggiungerlo assieme a mia sorella di quattordici anni e ai nostri genitori”.La famiglia Baroud vive nella Striscia di Gaza dal 1948, quando è stata costretta a lasciare la propria terra dopo la Nakba, l’esodo forzato imposto da Israele a 700mila arabi palestinesi durante la prima guerra arabo-israeliana. I nonni di Rita vivevano a Beit Daras, dove è avvenuto uno dei più feroci attacchi dell’esercito sionista contro i palestinesi. Questa intervista, a padre e figlia, avviene a pochi giorni dall’annuncio di Israele di voler creare nuovi insediamenti di coloni in Cisgiordania, da cui proviene la mamma di Rita, e moglie di Maisara Baroud, e dove ancora vivono i suoi parenti. Si tratta della più estesa occupazione mai avvenuta dagli Accordi di Oslo del 1993, uno dei tentativi di pacificare la situazione tra le parti.L’associazione Peace Now, che promuove una convivenza pacifica tra palestinesi e israeliani e che monitora costantemente le azioni di confisca da parte dei coloni, tiene una mappa aggiornata degli insediamenti e denuncia il primo ministro israelina, Benjamin Netanyhau, e il ministro delle Finanze, Bezalel Smotrich, "determinati a lottare contro il mondo intero e contro gli interessi delle persone di Israele al fine di favorire una manciata di coloni che riceveranno migliaia di dunams (acri) di terre, come se ora non ci fosse un conflitto da risolvere o una guerra da fermare”.In fuga dalla guerraDopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, a causa dell’invasione della Striscia da parte di Israele, Rita e la sua famiglia hanno subito undici evacuazioni, peregrinando tra il nord e il sud di Gaza, passando per Khan Younis e Rafah, con ordini di lasciare il territorio che arrivano anche a distanza di poche ore uno dall’altro attraverso migliaia di volantini lanciati dall’aviazione israeliana.Prosegue Rita nel racconto a Wired: “Mio padre ha perso il suo ufficio e l’impiego all’Università di Al-Aqsa, io ho dovuto lasciare la facoltà di lingue e il mio lavoro di fotografa. Ho dovuto abbandonare il mio progetto di supporto alle persone che a Gaza soffrono di disturbi mentali, quali depressione e disturbo da stress post-traumatico. Anche noi viviamo in uno stato di shock da 270 giorni. In pochi mesi ho perso 13 chili perché sul mercato non sono più disponibili alimenti freschi, come frutta e verdura, di cui mi nutrivo prima della guerra, si trovano solo cibi in scatola. L’acqua in bottiglia spesso manca e quella desalinizzata non è molto pulita. So che se mi ammalassi non potrei ricevere cure adeguate. Ora viviamo in una casa semidistrutta dai bombardamenti. Dormo in una stanza con altre sei persone: non esiste la privacy di cui avrei bisogno, soffro di insonnia, rimango sveglia fino al mattino perché i suoni degli attacchi sono molto forti e, spesso, vicino a noi. Mi sento in una prigione senza nessuna via di fuga”.Rita Maisara davanti a degli edifici distrutti nei pressi del luogo in cui viveRita MaisaraÈ dal 1967 che Israele, di fatto, controlla la Striscia di Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme Est, mantenendo “un’occupazione illegale che si è tramutata in un regime di apartheid come conseguenza diretta e inevitabile di un progetto coloniale” ha affermato più volte Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per i territori palestinesi occupati. “Israele è un'entità che ha rubato la nostra terra - afferma Maisara Baroud a Wired - che ha perpetrato uccisioni e sfollamenti per costruire uno stato, nonostante gli Accordi di Oslo mirassero a una coesistenza pacifica”.

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