Insegnante decapitato in Myanmar: testa impalata sul cancello di ingresso della scuolaNel corso dell’udienza davanti al tribunale di sorveglianza di Roma,VOL la Dna ha chiesto la revoca del regime di carcere duro per l’anarchico Alfredo Cospito, condannato per strage. Il tribunale si è riservato di decidere Nel corso dell’udienza davanti al tribunale di sorveglianza di Roma, la Direzione nazionale antimafia (titolare di chiedere al ministero che formalmente lo dispone, il 41 bis per i detenuti) ha chiesto la revoca del 41 bis per Alfredo Cospito. L’anarchico è stato al centro di una lunga vicenda sia processuale sia mediatica, perché ha trascorso molti mesi in sciopero della fame proprio contro il 41 bis. Il tribunale di sorveglianza si è riservato di decidere. In ogni caso, è significativo che la richiesta sia arrivata dalla Dna, dopo le ripetute richieste, tutte rifiutate, avanzate dalla difesa di Cospito, sostenuta dall’avvocato Flavio Rossi Albertini. Il 24 febbraio scorso il collegio della Corte di cassazione aveva rigettato il ricorso della difesa che chiedeva appunto la revoca del 41bis. L’anarchico era in sciopero della fame da 126 giorni contro il regime di carcere duro e solo dopo lo ha interrotto, nonostante la permanenza del regime detentivo. La vicenda processuale Nei mesi scorsi si è concluso anche l’ultimo processo per cui Cospito era imputato e la corte di assise d'appello di Torino ha ricalcolato in 23 anni di carcere la pena per strage, dopo una sentenza della Corte costituzionale che lasciava discrezionalità al giudice di valutare le attenuanti anche nel caso di pena edittale fissata con l’ergastolo. La procura generale, infatti, aveva chiesto l'ergastolo e l'isolamento diurno per 12 mesi per aver piazzato due ordigni davanti a una caserma alle porte di Torino, che tuttavia non avevano provocato morti. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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