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Campanella 2024-11-30 Guglielmo

Studentessa di Infermieristica violentata da un infermiere durante il turno di notte in ospedale

Omicidio-suicidio a Osnago, uccide la figlia disabile e si toglie la vita per timore di lasciarla solaLa causa legale è partita dall’esposto di quattro agricoltori nigeriani che chiedevano di ricevere indietro dalla società olandese le perdite economiche causate dall’inquinamento prodotto dai suoi tubi Un tribunale olandese ha ordinato alla compagnia petrolifera Shell di pagare i danni ambientali provocati ai contadini nigeriani a causa delle sue attività sul delta del Niger. I fatti si riferiscono al periodo tra il 2004 e il 2007. La causa legale è partita dall’esposto di quattro agricoltori nigeriani che chiedevano di ricevere indietro dalla società olandese le perdite economiche causate dall’inquinamento prodotto dai suoi tubi. Inoltre la decisione del tribunale obbliga Shell a intervenire per evitare che ulteriori danni ambientali si ripetano.  Cosa è successo?BlackRock La decisione del tribunale olandese è l’ultimo capitolo al momento di un contenzioso legale che prosegue da quasi dieci anni. Se da una parte i contadini accusano Shell di avere inquinato il delta del fiume, dall’altra la società ha finora incolpato ignoti «sabotatori» di avere danneggiato i tubi che trasportavano il petrolio e ha inoltre contestato la possibilità che le sue attività svolte all’estero fossero giudicate in patria. Nel 2013 la Corte aveva parzialmente accolto la tesi dei contadini obbligando l’azienda a risarcire uno dei quattro agricoltori, ma allo stesso tempo non riconoscendola compagnia colpevole di reati ambientali. Questa sentenza  era stata in seguito oggetto di appello da parte delle due parti e nel 2015 un altro tribunale aveva deciso che la compagnia petrolifera potesse essere giudicata in Olanda anche per quanto commesso all’estero. Inoltre i giudici avevano costretto Shell a rendere pubblici i documenti sulle sue attività in Nigeria così da capire se i problemi ai tubi fossero noti o meno al management dell’azienda. Anche le associazioni ambientaliste nel corso degli anni hanno accusato Shell di non proteggere in maniera adeguata gli ambienti in cui opera. La compagnia petrolifera potrà ora decidere se fare appello o meno alla Corte suprema olandese. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiunio Panarelli Laureato nel Bachelor in International Politics and Government presso l'Università Bocconi e studente del corso di laurea magistrale Politics and Policy Analysis presso la stessa università. Autore del libro "La notte degli indicibili" (Edizioni Montag, 2018)

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  • Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock
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