Nella corsa per la procura di Milano, contro Viola spunta il nome di PalamaraL’imprenditrice è stata sommersa di commenti negativi per l’operazione di blefaroplastica. Servirebbe un galateo social che metta un freno agli sproloqui di tanti nome – con – numerettoCredo che nel 2024,investimenti a vent’anni dalla nascita di Facebook, sia arrivato il momento di redigere un galateo dell’internet. Indicazione numero uno: chi si fa i cazzi suoi campa cent’anni. Un precetto che invece viene ancora raramente osservato da chi devolve molto tempo ed energie superflue a lasciare commenti su Instagram.Il flusso è continuo e spesso poco edificante, ma ogni tanto c’è un flusso più abbondante e doloroso degli altri – se mi è concessa la metafora mestruale – che attira la mia attenzione.Questa settimana è toccato a Clio Zammatteo, in arte Cliomakeup, che guardavo con passione agli albori di YouTube e che da allora è diventata per molte un riferimento per tutto ciò che riguarda la cosmesi, con un piccolo impero della manutenzione della faccia e un seguito di 3,5 milioni di follower.E dopo tutto questo tempo e questo successo uno penserebbe che ormai abbia imparato un paio di cose su come mettersi al riparo dai flussi eccessivi, che l’assorbente con le ali tiene meglio di quello senza, e invece pochi giorni fa mi sono trovata a scuotere la testa davanti a uno dei suoi video, interrogandomi sulla sua ingenuità e sapendo in cuor mio che avrebbe passato delle brutte 24 ore.Nel video, mentre si truccava – per chi non lo sapesse: Zammatteo è truccatrice prima che imprenditrice – spiegava di aver deciso di sottoporsi a una blefaroplastica per correggere la palpebra calante che le impedisce di stendere bene l’eyeliner. Che per una che fa il suo mestiere, ma anche per chiunque non gradisca l’idea di assomigliare a uno sharpei, non fa una piega (a differenza delle palpebre e degli sharpei).Un’altra cosa che nel 2024 dovrebbe essere ovvia: la chirurgia estetica esiste e non è un crimine di guerra. Ci si trapianta i capelli, ci si distende la pelle, ognuno di noi è più o meno vittima della propria vanità. Le rughe si tolgono o si tengono, di solito ripetendo quella cosa della Magnani che da decenni viene sbandierata a sproposito. Ma se una che con la propria faccia ci lavora e si guarda quotidianamente nello schermo di un telefono decide di sistemarsi un centimetro quadrato di pelle che le dà noia, forse non c’è bisogno che parta il processo di Norimberga a riguardo.La regola di internetE invece l’internet è ancora quel posto in cui dici «mi faccio la blefaro» e migliaia di persone corrono a scriverti che devi accettarti così come sei, cioè come dicono loro. Bisogna essere se stesse, ma senza esagerare. Grasse, ma con la pelle idratata, con la palpebra scesa ma coperta di ombretto. Con l’intensità che si riserverebbe a una che ammette di avere pensieri omicidi su tutti i neonati che incrocia per strada, molti la accusano di incoerenza.«Ci piacevi al naturale!» le scrive una che evidentemente non comprende le implicazioni del lavoro di una makeup artist e la contraddizione in termini di pretendere naturalezza da una professionista che ha studiato tutti i modi possibili per camuffare le imperfezioni del viso con i trucchi.«Per non accettare un difetto a 41 anni tra 20 anni sarai rifatta. Ti stai omologando alle altre influencer», sostiene nome-con-numeretto, contravvenendo al primo articolo della costituzione dell’internet scritta da me.L’articolo 2 lo prendo in prestito da RuPaul Charles, la più famosa drag queen vivente, il cui consiglio più ricorrente alle giovani drag è: paga le tasse e non leggere i commenti. Vorrei che il consiglio fosse arrivato a Clio – non tanto per la parte delle tasse, che immagino assolutamente in regola, quanto per la seconda.Nel video scandalosissimo in cui annunciava la decisione di sottoporsi a questo intervento, Clio diceva di esserci arrivata anche perché da un po’ di tempo, sotto i suoi video, in molti glielo stavano facendo notare, il che ci riporta al principio base del mio galateo.Mentre mi chiedevo cosa spinga una persona (e in questo caso più di una) a scrivere a una sconosciuta che la sua palpebra di quarantenne sta cedendo alla gravità, continuavo a scorrere i commenti sotto l’ultimo video e ritrovavo conferma di ciò che sapevo già, ovvero che la maleducazione è una piaga sociale.«Era bello seguirti proprio perché eri naturale… I denti un po’ storti, la palpebra cadente. Adesso l’apparecchio e la blefaro… Sempre questa tendenza alla perfezione estetica per seguire dei canoni di perfezione», le scrive una follower, dimenticandosi solo di aggiungere “brutto cesso” alla fine.Chissà che debiti pensa di dover riscuotere la signora, illudendosi che l’apparecchio per i denti di un’influencer in qualche modo la riguardi. Così veniamo al terzo comandamento, che recita: anche meno. Meno trasporto, meno opinioni, meno supponenza. Meno. Occorre autocensurarsi, interrogarsi sul valore aggiunto di ciò che si sta per scrivere, domandarsi in che misura a Clio può interessare l’opinione di una passante sul grado di naturalezza del suo aspetto.Naturalezza e ginnastica faccialeChe la naturalezza poi sia un valore assoluto non so chi l’abbia deciso, forse lo stesso comitato che ha decretato che i solfiti fanno schifo e che dobbiamo tutti bere vini con la sabbia dentro.«Clio, eri un punto di riferimento per tutte noi con la palpebra cadente. Mi piacevi proprio per la tua naturalezza. Avresti potuto sollevare un po’ la palpebra con un po’ di botox ben fatto nei punti giusti; l’operazione mi sembra una scelta estrema che comunque cambierà la forma dei tuoi occhi. Sinceramente, se inizi pure a rifarti, io smetterò di seguirti», le scrive la portavoce ufficiale delle Palpebre Cadenti, che senza aver studiato medicina estetica (suppongo, visto che ritiene il botox un alleato della naturalezza) annuncia la cocente delusione che la porterà a un atto invero gravissimo: schiacciare su “Non seguire più”. Me la vedo, Clio, a non dormire la notte per aver perso il follow di questa chirurga presso se stessa.Poi arriva quella che le suggerisce di provare con la ginnastica facciale prima di sottoporsi a un’intervento di chirurgia estetica, e lì forse tocca alzare le mani. Ammanettatemi, arrestatemi, portatemi via. Non ci sarà mai galateo, costituzione, tavola legislativa che tenga, lo humor morirà insieme alle buone maniere. Saranno chirurgicamente rimossi dalle nostre vite come un piccolo lembo di pelle in eccesso. CulturaVolevo un sorriso da miliardaria. Ma resto con i denti «da povera»Giulia Pilottieditor© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia PilottieditorNata a Roma nel 1992, cresciuta a Parma, ora vive a Milano. Ha studiato comunicazione e editoria, lavora in un’agenzia letteraria.
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