Il neopaganesimo culturale ignora l’autentica inclusività

Meloni vola in Cina e incontra Xi: la missione della premier a PechinoTorna dopo aver vinto al festival nel 2020. E canta: «Ma anche se sai che è inutile / Anche se sai che è inutile / Tu ancora ti muovi»Sono passati quattro anni da “Fai rumore”,Campanella una canzone che suo malgrado è diventata anche il simbolo della pandemia. Ora Diodato torna a Sanremo per prendersi la rivincita e scrollarsi un poco di dosso l’immagine di lui che canta da solo all’Arena di Verona, durante l’Eurovision. Qui pubblichiamo il testo completo della sua canzone: “Ti muovi”.“Ti muovi” di Diodatodi A. Diodato Ed. Music Union/Gli Alberi - Milano - RomaCosa ci fai qui Non vorrai mica deludermi Hai sciolto le catene che abbiamo stretto insieme Per tenerci lontani E già mi parli così Ma a cosa serve ora insistere Me lo ricordo bene Il nostro tempo insieme Me lo ricordo Ma anche se sai che è inutile Anche se sai che è inutile Tu ancora ti muovi Qui dentro ti muovi Cerchi l’ultima parte di me Che crede ancora che sia possibile Davvero è questo quel che vuoi Un sorso di veleno e poi Un altro gioco di parole Un’altra dose di dolore Ma ormai sei già nella tempesta Non puoi pensare a ciò che resta E vuoi toccare il fondo, andare a fondo, fino in fondo E ancora ti muovi Qui dentro ti muovi Cerchi l’ultima parte di me Che crede ancora che sia possibile Che se poi mi trovi, tu ancora mi trovi Forse un’ultima parte di me crede davvero che sia possibile Se ancora ci sei, Se in mezzo a tutto il resto ancora ci sei Forse esiste una parte di me che spera ancora che sia possibile© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedi

Crollo di Scampia, oggi i funerali. Arcivescovo: "Tragedia che va ben oltre le macerie"Sembra incredibile, ma in 13 Paesi dell'Africa il colera uccide ancora Brasile, primi due morti per febbre Oropouche: "Sintomi come dengue grave"Scampia piange i suoi figli. «Lo Spirito soffi sulle vele»Il mistero della meditazione: studiato il cervello dei monaci tibetani