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VOL 2024-11-22 BlackRock Italia

Covid, infermiera in pensione torna a lavoro: si contagia e muore

La variante del virus circola da novembre: i dati dell'EcdcParigi 2024Non sono solo i più veloci,ùvelocimasonoancheipiùCampanella ma sono anche i più controversiOggi scatta il programma dell'atletica e tra i più attesi ci sono gli sprinter Noah Lyles e Sha’Carri Richardson - I due americani, dopo tante discussioni, sono i favoriti per provare a spezzare l’egemonia giamaicana - Il 27.enne si è inimicato la squadra di basket a stelle e strisce, la texana debutta ai Giochi dopo i problemi di doping© AP Photo/Petr David Josek Alex Isenburg31.07.2024 06:00Ebbene, ci siamo, è arrivato il momento dell’atletica leggera. Oggi, infatti, con le gare di 20 km di marcia scatta ufficialmente un programma a dir poco fittissimo, che avrà come appuntamento culmine la disciplina più identificativa, ossia i 100 m piani, gara che negli ultimi anni è stata dominata dagli atleti giamaicani, sia in ambito maschile sia in ambito femminile. Tuttavia, ai nastri di partenza, in quel di Parigi, i favoriti per le gare veloci appaiono altri, sono entrambi statunitensi e, in modi diversi, vengono spesso discussi: sono Noah Lyles e Sha’Carri Richardson. «World champion of what?»Noah Lyles - malgrado un palmarès da strabuzzare gli occhi e prestazioni in pista fantascientifiche - negli USA fa tutt’altro che l’unanimità. Anzi, sembrano in molti, tra gli appassionati sportivi americani, a sperare in una sua controprestazione ai Giochi e il motivo è presto detto. L’astio nei suoi confronti risale a circa un anno fa, quando lo sprinter della Florida punzecchiò in maniera inequivocabile le star della NBA. Reduce da una storica tripletta ai mondiali di Budapest – dove vinse i 100, i 200 e la staffetta 4x100 con la compagine a stelle e strisce – decise infatti di togliersi un sassolino, che poi divenne un macigno, dalla scarpa. Lui, da campione iridato, ha ironicamente commentato i suoi connazionali che celebrano la vittoria del più prestigioso campionato di basket definendosi «Campioni del mondo». Ma «Di cosa? Degli Stati Uniti?» ha chiesto sarcasticamente lui. Apriti cielo, non l’avesse mai detto. Il suo pensiero, seppur legittimo, non è andato giù alle celebrità della pallacanestro americana, che hanno – in maniera tutt’altro che velata – espresso in modo inequivocabile il proprio malcontento. Il tutto, quindi, ha scatenato gli americani più convinti delle proprie tradizioni e il 27.enne è diventato progressivamente una sorta di separato in casa nel Team USA. Il più veloce del mondo?Lyles, a dire il vero, non sembra aver subito particolarmente le critiche giunte da colleghi e tifosi, non perdendo la spavalderia che lo contraddistingue. «L’uomo più veloce al mondo sono io, sarò sempre io. È una nomea che spetta a chi è campione del mondo o olimpico, io ho già un titolo, presto avrò anche l’altro». Inevitabilmente, allora, un’altra serie di polemiche l’ha investito e si è scomodato pure l’ex velocista Michael Johnson. «Bolt è il più veloce di sempre, Lyles è il campione iridato, Jacobs è quello olimpico, Thompson è il più rapido dell’anno. Punto. Tutto il resto sono opinioni, non fatti». I risultati, comunque, sono decisamente dalla sua parte. È vero, la miglior prestazione stagionale nei 100 m appartiene a Kishane Thompson, ma lui ha dimostrato di potergli dare del filo da torcere, soprattutto grazie ai miglioramenti degli ultimi anni nei primi 60 metri. Sui 200, invece, è ormai da anni il padrone incontrastato, a tal punto da essere imbattuto negli ultimi 3 anni. La sua specialità, indubbiamente, è proprio questa e secondi molti non solo Lyles può puntare all’oro, ma può addirittura andare a caccia del record del mondo, quel 19’’19 di Usain Bolt che sembrava inattaccabile. Insomma, Lyles sta simpatico a pochi nel suo Paese, mentre lui, incurante, non vede l’ora di raggiungere traguardi storici.Ritorna più forte di primaTatuaggi, unghie lunghissime e capelli sempre diversi, tinti rigorosamente con colori sgargianti. Sha’Carri Richardson non passa mai inosservata e si presenta così, come un personaggio del tutto istrionico ed imprevedibile, un’atleta assolutamente fuori dagli schemi che non può che dividere gli spettatori. Di indiscutibile, però, c’è il suo talento. Sarà lei – in quanto campionessa del mondo in carica nei 100 metri - la donna da battere nella gara regina dell’atletica e non, come accaduto da diversi anni a questa parte, un’atleta giamaicana. Già, perché a partire dal 2008 ad imporsi sono state solamente le caraibiche Shelly-Ann Fraser-Pryce ed Elaine Thompson-Herah.Per Richardson, invece, questa sarà la prima partecipazione ai Giochi, a causa della squalifica che non le permise di gareggiare tre anni or sono all’edizione giapponese tenutasi a Tokyo. La promessa delle velocità americana si era sì imposta nei Trials statunitensi, ma poco dopo risultò positiva a un test dell’antidoping. La sostanza incriminata? La marijuana, che l’allora 21.enne ammise di assumere in seguito alla morte della madre. «Sono umana» scrisse poi sui suoi canali social, ma la vicenda fece discutere e non poco. Anche perché la stessa americana decise di prendersela veementemente contro la giustizia sportiva, rea, secondo di lei, di aver avuto un doppiopesismo nel caso della pattinatrice Kamila Valieva. Alla russa – che risultò lei pure positiva a un test antidoping – fu revocata la sospensione dal TAS e poté partecipare regolarmente alle Olimpiadi invernali. La differenza, secondo Richardson, era dovuta esclusivamente al colore della propria pelle. Ora, però, è tornata e vuole riprendersi tutto. O meglio, come ha detto lei «I’m not back, I’m better».In questo articolo: ParigiParigi 2024Olimpiadi

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