Terremoto al largo di Taiwan: scossa di magnitudo 6.1Immediata la replica dell’Anm,VOL «il Ministro e il Csm non possono sindacare l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove». In attesa di ascoltare la ricostruzione dei fatti di Nordio in aula domani alla Camera, rischia di aprirsi un nuovo conflitto tra poteri In attesa di parlare davanti alla Camera in una informativa urgente, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha avviato un procedimento disciplinare contro i giudici della Corte d'Appello di Milano, incolpandoli di «grave e inescusabile negligenza» per aver sostituito la custodia cautelare in carcere con gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico all’imprenditore russo Artem Uss, poi evaso. Secondo il ministero, i giudici d’appello avrebbero deciso «senza prendere in considerazione» alcune circostanze contrarie ai domiciliari, indicate nel parere della Procura generale di Milano. L’iniziativa di via Arenula arriva in una settimana di tensione per il pasticcio internazionale che questa vicenda ha provocato e una dichiarazione della premier Giorgia Meloni in cui adombra responsabilità della magistratura. Uss, infatti, è evaso dai domiciliari il giorno dopo la notizia del sì alla sua estradizione negli Usa, dove è accusato di associazione per delinquere, truffa e riciclaggio. Uss era stato arrestato il 17 ottobre scorso a Malpensa e aveva trascorso alcuni mesi in carcere, per poi ottenere i domiciliari a Basiglio, nel milanese. Ora l’uomo si trova in Russia, dove il padre è governatore di una regione e stretto collaboratore di Vladimir Putin. La notifica dell’azione disciplinare è giunta negli uffici giudiziari di Milano e la tensione tra magistratura e ministero è altissima. Al netto della complessa vicenda che ha portato ad una sottovalutazione del rischio e ai misteri sui mancati invii degli avvertimenti americani ai giudici milanesi, su cui Nordio relazionerà alla Camera, la vicenda investe il tema dell’autonomia della magistratura italiana rispetto al ministero della giustizia. La lettera di Nordio In una lettera indirizzata al procuratore generale della Cassazione, che è il titolare dell’azione disciplinare nei confronti dei magistrati, Nordio ha scritto in sette punti le ragioni per cui i tre giudici milanesi - Monica Fagnoni, Micaela Serena Curami e Stefano Caramellino - si sono resi responsabili dell'illecito disciplinare. Secondo Nordio, le contingenze non considerate dai giudici sono state gli «appoggi internazionali» di cui godeva Uss; la nota dell’Interpol che segnalava i «rilevanti interessi economici» di Uss e il fatto che «era il figlio di un politico russo»; il fatto che ricoprisse «una posizione dirigenziale in una filiale di un conglomerato petrolifero russo controllato dallo Stato» e «controllava diverse entità societarie in altre giurisdizioni del mondo»; aveva «rilevanti consistenze economiche»; infine la nota del Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti di America in cui si chiedeva la custodia cautelare in carcere e quella del ministero della Giustizia che chiedeva «il mantenimento della misura cautelare della custodia in carcere». Secondo il ministro, «non valutando i predetti elementi, risultanti dagli atti, dai quali emergeva l'elevato e concreto pericolo di fuga dell'Uss» i magistrati «tenevano un comportamento connotato da grave ed inescusabile negligenza». Sulla base di questi presupposti, il ministro ha promosso l’azione disciplinare, con richiesta di indagini al procuratore generale presso la Corte di Cassazione. La replica dell’Anm «Una regola fondamentale della materia disciplinare, immediata traduzione del principio della separazione dei poteri, è che il Ministro e il Consiglio superiore della magistratura non possono sindacare l'attività di interpretazione di norme di diritto e quella valutazione del fatto e delle prove. Sarebbe assai grave se questo limite, argine a tutela della autonomia e della indipendenza della giurisdizione, fosse stato superato», è stata la prima reazione all’Ansa del presidente dell'Anm, Giuseppe Santalucia. Come nei giorni scorsi ha chiarito anche l’ex pm Armando Spataro, «l’anomalia è che la premier, il ministro o vari parlamentari ritengano di poter sindacare il merito e le motivazioni delle decisioni di una corte d’appello». Un provvedimento motivato, infatti, non dovrebbe essere sindacabile da un organo terzo che possa interferire sull’autonomia e indipendenza della magistratura. © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGiulia Merlo Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.
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