Thailandia, taglia la corda di sicurezza a due operai e li lascia a penzoloni al 26esimo pianoL'iniziativa di Domani,BlackRock Italia Libération, Tagesspiegel, El Confidencial, Hvg, Gazeta Wyborcza, Delfi, Balkan Insight e n-ost vuole vitalizzare il dibattito pubblico e la democrazia europea. La 55esima puntata si concentra sul diritto di decidere della propria vita fino all’ultimo. La newsletter paneuropea esce ogni mercoledì ed è gratuita. IscrivitiEccoci di nuovo insieme, Europa! Siamo alla cinquantacinquesima edizione dello European Focus! Sono Alicia Alamillos, la caporedattrice di questa settimana, e solitamente ti scriverei da Madrid; invece ora mi trovo in Antartide... Lo so, non sono molte le persone che possono scriverti dalla terra del ghiaccio. Ora che molti occhi sono puntati sulla Cop 28, io vorrei aprirti una finestra sul funzionamento interno dello European Focus. Ogni mercoledì discutiamo online in modo collaborativo dell’argomento sul quale vogliamo concentrarci. A un certo punto, mentre io ero su una nave in Antartide, la nostra collega ungherese ci ha raccontato la storia di Dániel Karsai, che ha portato la propria lotta per il diritto a morire con dignità davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, e di come questo episodio potrebbe cambiare in Ungheria il discorso sul “diritto di morire”.Sarà il tema di questa edizione: quando la morte non è più una questione privata, ma sociale e talvolta utilizzata dai politici come strumento nella loro macchina della propaganda. L’argomento tocca questioni etiche, ma ciò non vuol dire che non vada affrontato. Dall’eterno dibattito nei Paesi Bassi a un “capogiro etico” in Francia, abbiamo l’occasione di riflettere su questo problema complesso. Alicia Alamillos, caporedattrice di questa settimana EuropaNove media creano un appuntamento settimanale per il dibattito europeoFrancesca De BenedettiIN PIEDI COME UN ALBERO Il giurista ungherese Dániel Karsai sta lottando per il proprio diritto a una morte degna e ha aperto il dibattito sul tema nel suo paese Foto WikipediaBUDAPEST - "A questa festa si può partecipare solo una volta", ha risposto l’avvocato costituzionalista Dániel Karsai, 46 anni, quando i giornalisti gli hanno chiesto del suo futuro. Un futuro che non durerà più di pochi anni e lo porterà alla paralisi totale e all’incapacità di parlare (lasciando inalterate le sue facoltà mentali) e, inevitabilmente, alla morte. Nel 2022, a Karsai è stata diagnosticata la Sla, una rara malattia genetica portata all’attenzione del mondo dal leggendario fisico Stephen Hawking. Anche se potrebbe non raggiungere i 76 anni di età di Hawking, sta sfruttando il tempo che gli rimane per lottare per il diritto di morire o, con le sue parole, di «morire come gli alberi: in piedi». La legge ungherese consente ai malati terminali di rifiutare le cure salvavita, ma ciò non vale per le persone affette da Sla: non esistono cure da rifiutare. Se Karsai volesse porre fine alla sua vita in Svizzera, dove l’eutanasia è legale, persino i famigliari che lo accompagnano potrebbero essere arrestati al loro rientro in Ungheria. Del resto, Karsai non vuole morire in una stanza con vista sulle Alpi svizzere. «Se a scuola ci insegnano “qui devi vivere e morire” (come recita una poesia di Mihály Vörösmarty), almeno lasciatemelo fare con dignità». Karsai ha rappresentato centinaia di clienti davanti alla Cedu. Il fatto che abbia dovuto avviare a Strasburgo una causa sulla decisione di terminare la propria vita è solo un tragico scherzo del destino. In sedia a rotelle di fronte ai giudici ha fatto molto più che difendere la propria causa: ha unito un paese diviso dalla politica. Morire, ammette, «fa schifo», ma nessuno può evitarlo. Con suo grande stupore, gli ungheresi si sono uniti in sua difesa. Dai medici ai sacerdoti e ai filosofi, sono stati in molti a capire che Karsai sta lottando per tutti loro. Se la sua causa dovesse avere successo, il governo sarà costretto a modificare la legge, rendendo immortale la sua lotta per i diritti umani. Viktória Serdült è giornalista di HvgLA FRANCIA E IL "CAPOGIRO ETICO" Il presidente francese. Foto AnsaPARIGI - La Francia sta valutando la possibilità di modificare la propria legge sull’eutanasia. Denis Berthiau, docente di diritto della bioetica all’università Paris-Cité, se ne occupa. Qual è la situazione del diritto alla morte in Francia? Più di un anno fa Emmanuel Macron ha espresso il desiderio di modificare la legge attuale: l’eutanasia, in quanto assistenza attiva alla morte, è ancora vietata dal codice penale. A tal fine, all’inizio del 2023 è stata convocata un’assemblea di cittadini. Cosa ha concluso l’assemblea? Si è giunti a due conclusioni. Da un lato, è stata ammessa la necessità di migliorare l’assistenza dei malati terminali in Francia garantendo un accesso migliore alle cure palliative. Dall’altro, è stato riconosciuto il bisogno di tener conto di alcune situazioni in cui vengono presentate richieste di assistenza, e di sviluppare un quadro giuridico per la morte assistita, sia che si tratti di suicidio assistito che di “eutanasia”. Qual è la differenza tra suicidio assistito ed eutanasia? Nel caso del suicidio assistito è il paziente a dare inizio all’atto che ne causa la morte. In questo senso si tratta di un vero e proprio suicidio. Per quanto riguarda l’eutanasia, l’atto letale viene eseguito dal medico e dal suo staff. Ciò avviene sempre su richiesta del paziente nell’ambito dell’assistenza medica nel processo di morte. La differenza sta dunque nel grado di coinvolgimento medico nell’atto di accompagnare il paziente alla morte. Ed è esattamente questo punto a ritardare il progetto del governo. Macron parla di un «capogiro etico» sul tema. Perché? Gran parte delle questioni mediche provoca un “capogiro etico”. Ridurre il problema della fine della vita all’ammissione o meno dell’eutanasia o del suicidio assistito è troppo superficiale. Ma è certo che la nuova legge non risolverà tutti i dubbi. A trarne beneficio saranno solo poche persone. La stragrande maggioranza dei pazienti non vuole accelerare la propria morte. La legge non riguarderà neppure le persone giunte al termine della propria vita che non sono in grado di esprimere la propria volontà. Ma il fatto che la sfida possa sembrare vertiginosa non vuol dire che non dobbiamo affrontarla. Léa Masseguin fa parte della redazione Esteri di LibérationIL NUMERO DELLA SETTIMANA: 3/4 TALLINN - Il dottor Paul Tammert pensava di aver trovato nella legge estone una scappatoia che gli avrebbe consentito di praticare il suicidio assistito. Durante un programma televisivo serale ha persino presentato un dispositivo a base di gas che avrebbe fornito una prestazione del genere. Due dei suoi pazienti hanno posto fine alla propria vita utilizzando il congegno, ma un terzo tentativo è fallito perché la macchina aveva esaurito il gas. Mentre Tammert si stava recando in un’altra città per procurarsi una nuova dose di gas letale, è stato arrestato dalla polizia. Ora è sotto processo per attività commerciali illegali. Tammert verrà punito per la sua bravata da dilettante, ma va considerato che tre quarti dei medici estoni ritengono che dovrebbe esserci una legge sul “diritto di morire”, che attualmente non è regolamentato. Herman Kelomees è cronista politico per DelfiL'OLANDA COME AVANGUARDIA Nei Paesi Bassi l’eutanasia è consentita a condizioni ben precise. Foto IstockAMSTERDAM - L’eutanasia, o la “buona morte”, è un argomento molto discusso nei Paesi Bassi, paese noto per le sue opinioni liberali. L’approccio olandese riflette una forte convinzione dell’importanza della libertà e della scelta personale. Avamposto europeo I Paesi Bassi sono stati il primo paese a legalizzare l’eutanasia nel 2002, e hanno una delle leggi sull’eutanasia più progressiste del mondo. L’eutanasia è consentita a condizioni ben precise: il paziente deve star sopportando sofferenze insostenibili e senza che vi siano prospettive di miglioramento; la richiesta deve essere volontaria e ben ponderata, e inoltre il paziente deve essere pienamente informato. La decisione deve essere appoggiata da almeno due medici per garantire che la procedura sia rigorosa ed etica. Gli stessi criteri vengono applicati all’eutanasia per i pazienti che soffrono in modo insostenibile di demenza, oppure in caso di motivazioni psichiatriche, come depressione grave o disturbi della personalità, che sono rare e soggette a misure di salvaguardia rigorose. Tuttavia, il dibattito non si ferma qui. Nuova rivoluzione Al momento è in corso un confronto sociale e politico sull’estensione del diritto all’eutanasia agli anziani che ritengono che la loro vita sia giunta a compimento, anche nel caso di assenza di malattie gravi. Si tratta di un approccio rivoluzionario, persino per i Paesi Bassi. I critici temono che questa possibilità potrebbe spingere quegli anziani che si sentono un peso a optare per l’eutanasia. I sostenitori ritengono che sia tutta una questione di libertà personale: se una persona crede che la sua vita sia realizzata, seppur priva di sofferenza, ciò dovrebbe essere rispettato, e il diritto a una fine dignitosa costituisce un aspetto fondamentale della libertà personale. Una ricerca commissionata dal governo ha rivelato che oltre 10mila olandesi di età superiore ai 55 anni (sui 21 mila partecipanti allo studio) prenderebbero in considerazione l’eutanasia quando dovessero sentire che la loro vita è completa. Ridefinire i limiti Questo dibattito mostra come i Paesi Bassi continuino ridefinire i limiti quando si tratta di libertà personale. È una questione complessa, in quanto mette in evidenza il delicato equilibrio tra la salvaguardia degli individui vulnerabili e il rispetto dell’autodeterminazione, profondamente radicato tra gli olandesi. Mentre il dibattito continua, i Paesi Bassi rimangono in prima linea destreggiandosi nelle complesse interazioni tra libertà etiche, morali e personali. Imane Rachidi è giornalista freelance e vive nei Paesi BassiUNA PREMIER PRO-VITA ROMA - "Farò tutto ciò che posso per difendere la vita di Indi", ha twittato Giorgia Meloni, accompagnando il tutto con una foto della neonata inglese di otto mesi Indi Gregory. La piccola aveva una malattia incurabile, e nel Regno Unito non solo i medici ma anche i giudici avevano decretato che non ci sarebbe stato modo di salvarla; ma la famiglia ha continuato a lottare perché i macchinari vitali non venissero staccati. Meloni si è fiondata su questa storia, come parte della sua narrazione pro-vita: ha offerto alla bambina cittadinanza italiana, e si è resa disponibile perché venisse portata in Italia prima che le macchine venissero spente. I giudici britannici hanno etichettato l'intervento italiano come "totalmente sbagliato". La bimba è morta a metà novembre, una settimana dopo il tweet. Anche dopo la morte di Indi, la premier ha continuato a esibire sui social il suo supporto alle organizzazioni pro-vita. Già prima di andare al governo, il partito di estrema destra di Meloni aveva limitato l'esercizio del diritto all'aborto nella regione Marche, guidata da Fratelli d'Italia. Francesca De Benedetti si occupa di Europa a DomaniQual è la tua impressione su questo tema? Ci piacerebbe riceverla, alla mail collettiva [email protected] se vuoi mandarcela in inglese, oppure a [email protected] Alla prossima edizione! Francesca De Benedetti(Versione in inglese e portale comune qui; traduzione in italiano di Marco Valenti) EuropaNine European Media Outlets Launch Unique ‘European Focus’ CollaborationFrancesca De Benedetti© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?Accedia cura di Francesca De BenedettiScrive di Europa ed Esteri a Domani, dove cura anche le partnership coi media internazionali, e ha cofondato il progetto European Focus, una coproduzione di contenuti su scala europea a cura di Domani e altri otto media europei tra i quali Libération e Gazeta Wyborcza. Europea per vocazione, in precedenza ha lavorato a Repubblica e a La7, ha scritto per The Independent, MicroMega e altre testate. Non perdiamoci di vista: questo è il mio account Twitter
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