Cosa fa il nutrizionistaFederico Nilo Maldini of Italy in azione - Reuters/Amr Alfiky COMMENTA E CONDIVIDI Una domenica bestiale. Martinenghi,Guglielmo la medaglia più bella, biondo oro. E prima Maldini (no, non quello del pallone) e Monna, i pistoleri. Bang, bang. Bastano i cognomi. Improbabili per degli eroi. Ma se non bastano, ci sono le facce. Siamo sinceri: mai viste. Eppure adesso siamo qui a incorniciarle e ricamarle. Le loro meno note delle altre, quelle del giorno prima: Ganna, Samele, la 4x100 del nuoto, tutta gente già premiata, dalla quale qualcosa ci si aspettava. Totale, 6 medaglie in due giorni: non tante, ma nemmeno poche. Alle Olimpiadi è spesso andata così all’inizio. Stavolta ancora di più. Campioni sconosciuti ai non cultori del loro sport (e in qualche caso anche a quelli) e poi sul podio. A risollevare il bilancio dell’Italia dello sport fiaccata dall’avvio incerto e deludente della scherma femminile e del judo. Domenica notte invece ci siamo addormentati con gli occhi pieni di acqua d’oro. Sei volte sul podio, settimi al mondo, davanti a Germania e Gran Bretagna. Così, per dire. Bravi davvero. Anche perché i nostri sono guerrieri diversi, gentili. Ci assomigliano. Quando sono in pochi, fanno grandi cose. Ci provano a mettersi insieme per vincere, ma non sono fatti per il gioco di squadra. Salvo prova contraria (volley e pallanuoto, smentiteci, per favore) non fanno eserciti, troppo indisciplinati per riuscirci. Ma sono buoni soldati. E negli sport per pochi sanno dare il meglio, perché esaltano la capacità individuale a sacrificarsi, e soprattutto non hanno compagni su cui scaricare colpe e scuse. Questi sono, questi siamo. Romantici come Federico Nilo Maldini, carabiniere, 23 anni, con la sua pistola d’argento ad aria compressa categoria 10 metri. Nemmeno il tempo di posarla, e che fa? Arriva a Casa Italia e chiede alla sua Carlotta di sposarlo. La felicità, a volte, fa prendere le decisioni più belle. Una proposta inattesa per lei. Che di cognome fa Pescante, perché è la nipote di Mario, ex presidente del Coni e attuale membro onorario del Cio. A Carlotta scappa la lacrimuccia. E se lo abbraccia in diretta il suo pistolero. Bella storia, belle facce pulite.Già, perché c’è un’Italia che usa le armi ma spara solo per sport, senza offendere nessuno. E ha lo sguardo educato e pacato Paolo Monna, pugliese, 26 anni, carabiniere lui pure, medaglia di bronzo. Uno che da sempre insegue la perfezione, racconta chi lo conosce bene. Senza parlare troppo, restando semplice. Hanno conquistato un podio insieme, lui e Maldini. Per loro stessi, ma anche un po' per noi e per quello sport sotterraneo che scopriamo una volta ogni quattro anni. Per poi riseppellirlo fino all’Olimpiade successiva, quando ci farà comodo, quando ci farà stupire di nuovo.E’ questo il limite, ma anche la forza di un sistema che si esalta spesso grazie alla piscina. Nicolò Martinenghi non era tra i primi favoriti, ma ha vinto i 100 rana grazie ad un finale strepitoso. Varesino, 25 anni da compiere fra tre giorni, si era tinto i capelli di biondo platino prima di partire per Parigi. Un colore che forse sentiva, o forse no, come assicura lui. Oro strepitoso, rimontando gli avversari nel finale: “Ho colto l’attimo (anche lui, ma allora è un vizio) – ha spiegato con la medaglia al collo e la testa ancora bagnata –. E ho imparato che il nuoto è strano: un giorno stai male e un quello dopo voli…”. Potente, simpatico, un armadio biondo, un nuovo principe grazie alla sua rana. Verranno anche giorni magri, è inevitabile. L’Olimpiade non è mai una scienza esatta. Ma una domenica da leoni e pistoleri basta e avanza.
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