Ecuador, ancora un omicidio politico: ucciso Pedro BrionesHylia Rossi Negli ultimi tempi c'è un'attenzione maggiore nei confronti della salute mentale e ciò ha interessato anche l'individuazione di disturbi dello spettro autistico (ASD,investimenti Autism Spectrum Disorders), soprattutto nei giovani. Secondo quanto riporta il sito del Ministero della Salute, si tratta di un «un insieme eterogeneo di disturbi del neurosviluppo caratterizzati da deficit persistente nella comunicazione sociale e nell’interazione sociale in molteplici contesti e pattern di comportamenti, interessi o attività ristretti, ripetitivi».I sintomi sono diversi ed eterogenei ma anche grazie alla maggiore consapevolezza rispetto all'argomento è stato registrato un significativo aumento di casi negli ultimi 10 anni, nonché un maggiore interesse ad affrontare il tema, persino sui social. A questo proposito Emilie Leyes ha condiviso i 10 segni che l'hanno portata a fare il test e ricevere una diagnosi di autismo. View this post on Instagram A post shared by Emilie Leyes • Brain Training & Hypnosis (@emilieleyes)I dieci segnali per fare il test RAADS-RIl test RAADS-R, vale a dire Ritvo Autism Asperger Diagnostic Scale - Revised, è un questionario di autovalutazione che consiste in una serie di domande su sintomi ed esperienze comuni nelle persone con autismo e sindrome di Asperger. A seconda del punteggio finale dell'individuo si ottiene una diagnosi. Emilie ha deciso di sottoporsi al test dopo aver notato i seguenti dieci segnali.Difficoltà a concentrarsi senza ricorrere allo "stimming", vale a dire un meccanismo di autoregolazione che serve a gestire sensazioni molto intense e ansie, per esempio «movimenti ripetitivi del corpo. Quando ero più giovane arrotolavo i capelli tra le dita per ore e ore», dice Emilie. Difficoltà a gestire un cambio di piani e le aspettative altrui: «Ho una visione molto rigida, nella mia testa, di cosa succederà o come sarà la mia giornata e se per qualche motivo questa visione viene "distrutta" crollo, mi arrabbio, anche per le cose più piccole».Esperienze sensoriali intense: «Sono molto sensibili sia alla luce che ai suoni», dice Emilie, lamentando per esempio fastidi e disagio se non può indossare vestiti e tessuti comodi. «Non ho messo jeans fino all'adolescenza».Difficoltà con le interazioni sociali: «Mi prosciugano... in realtà sono molto socievole, adoro parlare con la gente, ma finisco per usare così tanta energia che spesso dopo eventi particolarmente intensi mi "spengo" e ho bisogno di recuperare limitando al minimo i contatti con le persone per un po'».Iperfissazioni: «Ho sempre avuto interessi particolari e molto intensi. Divento ossessionata da un argomento, è l'unica cosa a cui riesco a pensare, è l'unica cosa di cui voglio parlare».Bisogno intenso di preparare e pianificarsi per ogni occasione: «Devo sentirmi sempre pronta al 100% per la situazione in cui mi trovo, mi ripeto le conversazioni davanti allo specchio prima di uscire, prima di andare al ristorante studio i menù».Iperconsapevole del proprio comportamento in situazioni di socialità e utilizzo di "maschere": «Mi mimetizzo e nascondo i miei tratti autistici, mi tormento nel chiedermi se il contatto visivo è quello "giusto", non so quale occhio devo guardare o quando distogliere lo sguardo e la consapevolezza dei miei comportamenti mi fa sentire a disagio».Ripetere spesso frasi e citazioni da film e serie tv: «Ho sempre ritenuto alcune frasi dalle serie e nonostante lo facciano tante persone mi sono accorta che faccio attenzione al modo in cui vengono dette determinate cose in modo da poterle ripetere nelle interazioni sociali, mi fa sentire al sicuro».Prendere tutto alla lettera, per cui Emilie racconta di avere difficoltà a capire le metafore o le sfumature nei discorsi o con i modi di dire. Sentirsi sempre diverso: «Anche prima della diagnosi di autismo mi sono sempre sentita diversa dagli altri. Ero confusa sul perché tutto sembrasse semplice per le persone che mi circondavano, non capivo perché non avevano problemi a decidere cosa fare per cena e mettersi al lavoro. Mi vergognavo di non riuscire a fare tutto ciò che gli altri facevano, come se ci fosse questo manuale per diventare una persona e io non l'avessi mai ricevuto. In realtà ho solo un sistema operativo diverso e ora che lo so è molto più facile accettarmi». Ultimo aggiornamento: Mercoledì 10 Luglio 2024, 12:03 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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