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S&P taglia le previsioni dell'Italia dopo la caduta del governo

Prezzo del gas si avvicina al massimo storico. Annunciato vertice urgente UERoma,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock 31 lug. (askanews) – Comprendere come l’età e il processo di invecchiamento influenzino le risposte immunitarie ai vaccini e la loro efficacia è fondamentale. In questo contesto si colloca il progetto di ricerca condotto dall’Università di Ferrara, che ha esaminato l’efficacia dei vaccini anti Covid-19, in termini di qualità, quantità e durata delle risposte immuni, in 230 partecipanti di diverse fasce d’età e senza precedenti infezioni da SARS-CoV-2. Lo studio è stato coordinato dai Professori Francesco Nicoli e Riccardo Gavioli e dalla Professoressa Antonella Caputo del Dipartimento di Scienze chimiche, farmaceutiche ed agrarie, e condotto da un ampio gruppo di ricerca, che ha coinvolto in particolare la Dottoressa Beatrice Dallan e il Dottore Davide Proietto, dottorandi Unife. I risultati di queste analisi sono stati pubblicati sul numero di giugno 2024 di Nature Aging, rivista del gruppo Nature. Lo studio ha esplorato l’efficacia immunologica di diversi vaccini anti-Covid-19 negli anziani, una fascia di popolazione particolarmente a rischio di infezioni severe. La ricerca si è focalizzata sulla risposta immunitaria indotta dai vaccini a mRNA, come Pfizer-BioNTech e dai vaccini a vettore adenovirale, come AstraZeneca. Il team di ricerca ha analizzato due scenari: il ciclo vaccinale completo con lo stesso vaccino e il ciclo con un vaccino diverso per la dose booster. I risultati hanno dimostrato che l’invecchiamento riduce significativamente la risposta immunitaria ai vaccini, con una minore produzione di anticorpi e una limitata attivazione dei linfociti T, cellule chiave nella difesa contro i virus. Questo calo legato all’età è particolarmente marcato nei soggetti che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-BioNTech ma non in quelli che hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca. In particolare, il vaccino AstraZeneca induce una migliore attivazione dei linfociti T. Inoltre, le analisi effettuate hanno confermato come i richiami siano fondamentali per il mantenimento delle risposte immunitarie nel tempo. Un aspetto innovativo dello studio condotto da Unife è la dimostrazione che l’utilizzo del vaccino a vettore adenovirale AstraZeneca per il ciclo primario, seguito da una dose booster a mRNA (Pfizer-BioNTech o Moderna), promuove una memoria immunologica più duratura negli over 65. Sebbene la produzione del vaccino AstraZeneca sia stata interrotta a causa della complessità nell’adattarlo alle nuove varianti virali, la scoperta che i vaccini a vettore virale possano indurre buone risposte immunitarie negli anziani è significativa. Questo apre la strada a futuri studi per aumentare l’efficacia dei vaccini negli anziani, che sono più esposti alle conseguenze severe delle infezioni a causa del calo fisiologico dell’immunità. “Lo studio è stato finanziato da Unife e ha beneficiato di un grosso sostegno in termini di partecipazione dell’intera comunità universitaria: molti studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo si sono infatti offerti come volontari per lo studio – sottolinea il professor Francesco Nicoli -. Inoltre, molti cittadini hanno risposto al nostro invito e hanno deciso di aderire alla nostra ricerca. Siamo quindi grati a tutti i volontari senza i quali lo studio non sarebbe stato possibile”. -->

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