A settembre torna la separazione delle carriereAntonio Calvenzani e la storia del GramagnonGiovedì 11 luglio al Numm presentazione del libro su “Gorla Maggiore nella storia e nelle storie”. Il ricavato,-Professore Campanella alle contrade del palio del prossimo annoIl generale Raffaele Cadorna consegna la medaglia al valore ai genitori del partigiano Silvio Giorgetti, caduto in un epico scontro con le truppe nazi-fasciste il 25 aprile 1945 a San Vittore Olona Quell’uccisione di Silvio Giorgetti caduto in un epico scontro con le truppe nazi-fasciste il 25 aprile del 45 a San Vittore Olona, lo ha segnato. Lui si trovava a casa della sua balia, la cui famiglia aveva dato i natali a Giorgetti, quando si è appresa la tragedia. Per lui, Antonio Calvenzani che all’epoca aveva soli cinque anni, è stato un fatto traumatico che quel grandioso partigiano gorlese fosse caduto nello scontro di San Vittore. Legato come a un cordone ombelicale a quella famiglia, ha rispolverato testimonianze di quando era bambino, ma non solo. Servendosi anche degli Archivi di stato, delle interviste fatte a Carlo Caprioli, il cui padre aveva lottato per l’indipendenza di Gorla Maggiore da Gorla Minore, allo zio Camillo Fusè, alla staffetta partigiana Luigi Gavualdi, ha ricostruito cent’anni di storia di Gorla Maggiore.365 pagine, 260 foto raccontano la storia di una cittadina che vantava la Brigata Garibaldi più importante dell’Altomilanese. «E’ un libro, non un romanzo, con 150 capitoli e una decina di sottocapitoli legati e slegati – racconta l’autore – intitolato “Il Gramagnon” e sottotitolato “Gorla Maggiore nella storia e nelle storie. Perché il Gramagnon? I gorlesi si vantavano di essere chiamati così: da “grami”, litigiosi, rissosi. Racconto fatti come sono stati tramandati, partendo appunto dal Gramignon». Così prendendo il via dalla fine Ottocento, si fanno esempi di che cosa hanno realizzato questi Gramagnon: esempi di fatti incredibili come del periodo dell’avvento del Fascismo della guerra, costellati da “manganelli, olio di ricino, uccisioni e l’arresto del parroco e del cardinale Schuster salvati poi dall’intervento di un capitano, di quei partigiani gorlesi antesignani della lotta partigiana, storie di assalti a caserme e banche, fatti di sangue.Poi il racconto del dopoguierra, non a caso intitolato: “Fu vera gloria?” perché l’autore fa emergere come la fratellanza e la solidarietà abbiano ceduto il posto all’egoismo, dove ognuno pensava per sé. «In appendice compare la biografia di nove personaggi gorlesi – prosegue – I Racconti sono in prima e terza persona. Il libro è stato sponsorizzato da due imprenditori gorlesi, le ditte Chem e Bendo, che hanno sempre avuto a cuore la comunità di Gorla Maggiore. Il totale dell’incasso viene devoluto alle contrade per il palio del prossimo anno».Da generazioni gorlese doc, il commerciante Antonio Calvenzani si è sempre prodigato nel sociale, inventando insieme ad altri il palio di Gorla, fondando un circolo culturale, organizzando fiaccolate. È stato presidente della Pro Loco di Gorla e della Fondazione “Torre Colombera”, di cui sta organizzando l’apertura del museo d’arte Tabacchi. Il testo viene presentato giovedì 11 luglio alle 21 al centro Polifunzionale Numm. Dialoga con l’autore la giornalista e scrittrice Anna Pagani. Laura Vignati
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