Che tempo che fa, Soumahoro: "Meloni può darmi del dottore, sono laureato"Il professor Viale: "Una qualsiasi infezione acuta,ETF come può essere il Covid o l’influenza, incide sulla performance quando questa viene estremizzata" Francesco Palma 9 agosto - 11:27 - MILANO Tutto il mondo ha visto Noah Lyles accasciarsi sulla pista dopo i 200 metri, gara che sulla carta avrebbe dovuto dominare e che invece ha chiuso terzo. Subito soccorso dai medici e messo sulla sedia a rotelle, ha dichiarato poco dopo di aver corso con il Covid. Del resto, come riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, più di 40 partecipanti alle Olimpiadi sono risultati positivi al Covid. È stato questo il motivo delle difficoltà di Antonella Palmisano, sia nella prova individuale della 20 km di marcia sia nella staffetta con Massimo Stano. In entrambi i casi, quindi, il Covid ha avuto un impatto determinante sulla prestazione degli atleti, seppur in maniera diversa, come spiegato dal Professor Pierluigi Viale, direttore unità operative malattie infettive Policlinico Sant’Orsola: “Il discorso è estremamente semplice. Sicuramente una qualsiasi infezione acuta, come può essere il Covid o l’influenza, incide sulla performance nella misura in cui questa viene estremizzata. Se a un giornalista viene il Covid e ha un articolo da scrivere avrà delle difficoltà a concentrarsi, ma riuscirà comunque a scriverlo, se un atleta deve fare 20 km in una competizione di massimo livello chiaramente paga un prezzo in termini di performance”. Covid: i casi di Lyles e Palmisano— Antonella Palmisano ha fatto fatica soprattutto nella seconda parte delle due gare disputate, mentre Noah Lyles è riuscito comunque a concludere i 200 metri – pur perdendo terreno nel finale – in terza posizione, non quella sperata, ma comunque a medaglia. Come spiega il professor Viale, l’impatto del Covid e delle infezioni acute dipende anche dalla lunghezza dello sforzo: “La riduzione della performance è direttamente proporzionale alla durata dell’evento. Lyles è riuscito comunque ad arrivare terzo e poi è crollato, pagando acutamente il prezzo del suo sforzo, mentre Palmisano non è riuscita a tenere uno sforzo prolungato. C’è una differenza: Lyles doveva fare uno sforzo molto intenso e breve in cui la scarica di adrenalina è tale da compensare l’effetto di riduzione della performance generata dalla malattia, che è più modesta. In uno sport di endurance come la marcia invece l’impatto è molto più pesante e l’atleta paga più pesantemente il prezzo dell’avere un sistema immunitario impegnato nella risposta infiammatoria nei confronti dell’infezione". .bck-image_free_height { position: relative; margin-bottom: 1.6875rem; } .bck-image_free_height .image_size img { height: auto !important; width: 100% !important; } .bck-image_free_height figure{ width:100%; display: table; } .bck-image_free_height img.is_full_image { display: table-row; } Noah Lyles in sedia a rotelle dopo i 200 metri Il recupero dopo il Covid— “Se uno sportivo prende il Covid un mese prima della gara della vita come possono essere le Olimpiadi, questo episodio non impatta più di tanto sulla sua performance, ma se lo prende nei giorni immediatamente precedenti o corre con un’infezione in atto è normale che non abbia una prestazione che lo porti a vincere l’Olimpiade. Oggi il Covid in un atleta impatta sulla sua performance, ma non sulla sua sopravvivenza e neanche più di tanto sul suo programma sportivo a medio-lungo termine perché in questo momento, tra memoria immunologica di popolazione, vaccinazioni e assenza di fattori di rischio in un soggetto giovane e atletico non è una malattia preoccupante” prosegue il professore.Parti con un gruppo di sportivi come te, scopri i viaggi di Gazzetta Adventure e Tribala all'insegna dello sport e del divertimento nel mondo .bck-image_free_height { position: relative; margin-bottom: 1.6875rem; } .bck-image_free_height .image_size img { height: auto !important; width: 100% !important; } .bck-image_free_height figure{ width:100%; display: table; } .bck-image_free_height img.is_full_image { display: table-row; } Antonella Palmisano Le differenze con il passato— I casi di Lyles e Palmisano non sono paragonabili a quanto accaduto negli anni precedenti, poiché sono cambiate le regole e l'approccio, come spiega il professor Viale: “Non dobbiamo dimenticare che le infezioni da Covid possono generare vari livelli di sintomaticità. Fino allo scorso anno, ad esempio, i ciclisti facevano tamponi regolarmente perché c’era ancora una condizione epidemiologica per cui la positività era soggetta a restrizioni. Oggi il test Covid si fa solo se ci sono sintomi. È verosimile che ci siano stati casi non diagnosticati perché totalmente asintomatici. Il determinante principale che impatta sulla prestazione sportiva non è essere positivo al Covid, ma avere un’infezione da Covid sintomatica. L’anno scorso tutti gli atleti che partecipavano a manifestazioni ad alta concentrazione di persone facevano tamponi a prescindere dalla sintomaticità: nel 2023 Evenepoel pur senza sintomi è risultato positivo e un po’ per le regole e un po’ per scelta sua ha lasciato il Giro d'Italia, ma non è un caso paragonabile a quanto accaduto quest’anno perché sono cambiate completamente le regole di controllo”. Per Lo Sport: tutte le notizie Active: tutte le notizie © RIPRODUZIONE RISERVATA
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