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Incontro Macron-Netanyahu: "bambini ebrei nascosti in soffitte come Anna Frank"

Guerra in Medioriente, Biden scagiona Israele: "La strage di Gaza è colpa di Hamas""Williams Dávila è solo l'ultima voce,Economista Italiano non arrestata ma rapita, per zittire il dissenso verso Nicolás Maduro". Parole della ex deputata venezuelana e dissidente Mariela Magallanes. In un'intervista all'Adnkronos, la donna racconta quanto sta accadendo nel Paese dopo le elezioni del 28 luglio scorso. "L'opposizione si è stretta intorno a Maria Corina Machado (già candidata presidente nel 2023, ndr), capace di mobilitare tutti i venezuelani, e non solo delle opposizioni, in difesa il voto. Dávila è stato preso a un evento 'Vigilia per il Venezuela' con l'obiettivo di fiaccare il sostegno a Maria Corina Machado e spingerla così a un passo indietro. Dávila non è stato arrestato, è stato rapito. Dávila è un ostaggio del regime". Dal 28 luglio però è cominciata una vera e propria caccia da parte dei fedelissimi di Maduro: "Non solo contro i politici a livello nazionale, ma contro tutta la popolazione". Nel mirino del regime, conferma Magallanes, "giovani e donne, i veri protagonisti, la vera base, di questo movimento, che si sta formando in maniera spontanea". Una base che non ha armi o finanziamenti, "ma solo la volontà di uscire in maniera pacifica da questo regime".Il rischio, ammette Magallanes, che Maduro voglia rimanere al potere in ogni modo è concreto. "Quello che sta accadendo in Venezuela non è infatti nient'altro rispetto a quanto promesso: pochi giorni prima del voto - prosegue la dissidente - Maduro aveva annunciato, se non fosse stato riconfermato Presidente del Venezuela, un bagno di sangue". Per mantenere lo status quo, Maduro "si sta facendo ben pochi scrupoli, compreso il ricorrere a mercenari stranieri per il lavoro sporco: a Caracas ci sono con certezza le milizie russe del gruppo Wagner ma anche le 'Vespe nere' delle forze speciali cubane e altri gruppi paramilitari", prosegue la deputata. Mariela Magallanes, costretta nel 2019 a lasciare il Paese sudamericano, è convinta che Maduro abbia perso le elezioni, senza dubbio: "Abbiamo le prove che almeno il 67% dei voti è andato a Edmundo González Urrutia". E con le opposizioni che hanno le prove della sua sconfitta, e un popolo che scende in piazza e continua a morire per la libertà, "Nicolás Maduro deve permettere la transizione". Transizione che, secondo l'ex deputata, è possibile: "Non sarà facile, ma ho speranza che possa avvenire. Dipende soprattutto da noi", ma non solo. La politica latinoamericana infatti chiede che il mondo "non perda di vista il nostro Paese, rimanendo accanto al popolo venezuelano, che ha bisogno di vivere in libertà e democrazia dopo che, per troppo tempo, è stato schiacciato e privato dei suoi diritti". Di vitale importanza poi, il tempo: "Più passa e più si dà modo al regime di cambiare strategia e consolidare la sua posizione. E questo significa solamente maggiori fughe dal Paese e una situazione economica che non può far altro che peggiorare".

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