Ucraina, Pasqua ortodossa da incubo: attacchi a Zaporizhzhia, Mykolaiv e nel DonetskIl gruppo finanzia da 10 anni progetti culturali e ora sovvenziona il progetto IncluVisity,Professore Campanella un programma che mira a rendere più inclusivi alcuni grandi musei italiani, attraverso diverse iniziative, come la mostra riservata ai neogenitori al Museo egizio di TorinoIl museo è da sempre il luogo della scoperta e della curiosità e come tale tutti dovrebbero poterci andare. Lavazza Group è promotrice dal 2023 di IncluVisity, un progetto che mette al centro la persona e l’esperienza nei percorsi museali, facendo dell’accessibilità il punto cardine su cui basare le proposte per un pubblico differenziato e più ampio, in modo da garantire l’inclusività attraverso l’impegno nella promozione della diversità, della parità e dell’accoglienza in tutte le attività.La relazione di Lavazza con la culturaDal 2014 Lavazza ha stretto un legame con il mondo della cultura, dapprima sostenendo mostre come Italian Futurism, 1909-1944: Reconstructing the Universe al Guggenheim Museum di New York. Ha poi collaborato alla mostra Countryside, the Future, curata da Rem Koolhas, esempio di come l’azienda si sia diretta verso il tema della sostenibilità. IncluVisity rappresenta solo l’ultimo progetto di Lavazza, abbracciando i concetti di apertura, comunità e inclusività di fondamentale importanza per l’impresa.La relazione tra Lavazza e i musei, contenitori di arte e cultura che l’azienda considera fondamentali per il suo percorso di sostenibilità, si sviluppa in una collaborazione su più fronti, sia nel supporto alle esposizioni, che nell’ideazione e realizzazione di progetti innovativi e inclusivi per offrire esperienze diversificate per l’educazione, la riflessione e la condivisione di sapere.Lavazza ha coinvolto realtà espositive molto note e con cui collabora da tempo. Oggi, dopo una fase sperimentale, propongono percorsi di visita inclusivi, dedicati a persone provenienti da contesti multiculturali, con capacità e abilità differenti. I centri museali che partecipano al progetto sono sei: Camera – Centro Italiano per la Fotografia a Torino, Collezione Peggy Guggenheim a Venezia, Muse – Museo delle Scienze a Trento, Museo Egizio a Torino, Triennale Milano, e, non poteva mancare, il Museo Lavazza a Torino.«Con IncluVisity l’azienda si fa portavoce di contenuti tanto universali quanto attuali – dichiara Francesca Lavazza, Board Member Lavazza Group – Superare le disuguaglianze e abbattere le barriere, fisiche e culturali è un obiettivo condiviso dall’azienda con le realtà museali: attraverso l’invito all’apertura, a cogliere il valore della differenza, quale elemento di ricchezza collettiva, vogliamo dare risposte concrete ad esigenze specifiche, espandendo il ruolo sociale dell’“istituto culturale”».I progetti di IncluVisityI progetti finanziati e realizzati dal gruppo Lavazza in alcuni dei più importanti musei italiani sono molti e differenti tra loro, ma ognuno ha messo l’inclusività al primo posto.A Camera, Centro Italiano per la Fotografia di Torino, il percorso permanente si è dotato di pannelli visivo-tattici che riproducono venti opere iconiche della storia della fotografia. Ciascun pannello ha sia didascalie in braille sia descrizioni audio-video e in lis. Il Peggy Guggenheim di Venezia punta sul translanguaging, un approccio che favorisce l’uso strategico di tutte le lingue, oltre all’italiano. Durante la visita i partecipanti sono invitati a usare tutte le lingue che conoscono, in particolare le loro lingue madri, promuovendo la costruzione di una società plurale.Al Muse di Trento il progetto formativo punta a istruire persone con disabilità per offrire al pubblico un percorso guidato assieme ad una guida esperta del museo. Attualmente, la visita riguarda la scoperta del Big Void, il grande vuoto voluto da Renzo Piano al centro del Muse, nel quale sono sospese decine di animali che vivevano e vivono gli ambienti alpini.Al Museo egizio di Torino l’esposizione viene chiusa e l’accesso è consentito solamente ai genitori con figli fino a nove mesi di età, così da dare loro la possibilità di visitare le collezioni con i propri ritmi e allontanarsi in caso di bisogno dei figli. Il progetto è rivolto anche alle neomamme che fanno parte di comunità mamma-bambino che accolgono donne in condizione di fragilità socio-economico-culturale.Alla Triennale di Milano viene proposto un percorso ad hoc per le persone con decadimento cognitivo e ai loro familiari, con l’obiettivo di promuovere il benessere di chi è affetto da demenza e di migliorare la qualità della vita loro e del nucleo familiare che se ne occupa.Al Museo Lavazza di Torino, l’azienda collabora con la Fondazione gruppo Abele onlus al progetto nove e tre quarti, che coinvolge i ragazzi hikikomori, ovvero chi passa la propria giornata chiuso in casa interagendo con smartphone e computer. Per loro sono stati creati laboratori che, attraverso attività multisensoriali, favoriscono le interazioni tra i ragazzi.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediGaia Zini
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