Covid, Sileri sulla campagna vaccinale: “Per la fine di giugno, saremo come la Gran Bretagna”Festa della Repubblica,criptovalute il messaggio del presidente Sergio MattarellaFesta della Repubblica, il messaggio del presidente Sergio MattarellaNel tradizionale messaggio per la Festa della Repubblica, il presidente Mattarella ha posto l'accento sulla ripresa del Paese nel post coronavirus. di Jacopo Bongini Pubblicato il 1 Giugno 2020 | Aggiornato il 17 Settembre 2020 Condividi su Facebook Condividi su Twitter © Riproduzione riservatasergio mattarella#speakup-player{ margin: 0 !important; max-width: none !important;min-height: 85px !important; padding-bottom: 25px !important; padding-top: 10px!important;}#speakup-player:empty::after{ align-items: center; background-color:#fff; border-radius: 0.5rem; box-shadow: 0 12px 24px rgba(0, 0, 0, 0.12);font-family: sans-serif; content: 'Loading...'; display: flex !important;font-size: 13px; font-weight: bold; line-height: 1; justify-content: center;min-height: 50px; text-transform: uppercase;}#speakup-player:empty{ display:block;}In occasione delle celebrazioni per la Festa della Repubblica il presidente Sergio Mattarella ha pubblicato, nella giornata del 1° giugno, il testo del suo consueto discorso alla Nazione. Nel messaggio, il capo dello Stato ha voluto tracciare un significativo parallelismo tra la ripresa economico sociale del Paese dall’emergenza coronavirus e la ricostruzione del secondo dopoguerra, ponendo l’accento sul senso di unità nazionale emerso in entrambi questi difficili momenti della nostra storia.Festa della Repubblica, il discorso di MattarellaAll’interno del discorso, Mattarella ha inoltre sottolineato come proprio durante momenti così difficili sia doveroso mettere da parte le proprie differenze politiche, sociali e territoriali, profondendo gli sforzi di ognuno di noi nello sviluppo e nella crescita della Nazione. Il richiamo del presidente della Repubblica va direttamente a quel 2 giugno del 1946, a seguito del quale i padri costituenti poterono finalmente riunirsi tra loro come cittadini con eguali diritti dopo un ventennio di scontri e divisioni.LEGGI ANCHE: Festa del 25 aprile: messaggio del Presidente Sergio MattarellaÈ proprio sullo spirito di coesione degli italiani, da Mattarella definiti un unico popolo con un comune destino, che la Festa della Repubblica di quest’anno è fortemente incentrata. Il presidente ha infatti ricordato come ogni cittadino sia chiamato a un impegno comune di fronte alle sofferenze provocate dalla pandemia di coronavirus che ha investito il nostro Paese lo scorso febbraio.LEGGI ANCHE: Festa del Lavoro, Mattarella: “È l’ora della prudenza. Le istituzioni collaborino”Nel suo discorso, Mattarella ha inoltre esteso la necessità di un sentimento di unità anche al di fuori dei confini nazionali, richiamando alla consapevolezza e alla solidarietà tra i paesi dell’Unione Europea e sottolineando come senza questa istituzione nessun paese potrà avere un futuro accettabile, nemmeno il più forte o il meno colpito dalla pandemia. Il capo dello Stato ha infine ricordato, dopo i doverosi ringraziamenti al personale sanitario e alle forze dell’ordine che hanno fornito il loro prezioso supporto durante l’emergenza sanitaria, che nella giornata del 2 giugno sarà in visita proprio a Codogno, il paese simbolo di questa crisi.Il testo integrale del messaggio“Il 2 giugno, domani, si celebra l’anniversario della nascita della nostra Repubblica. Lo faremo in una atmosfera in cui proviamo nello stesso tempo sentimenti di incertezza e motivi di speranza. Stretti tra il dolore per la tragedia che improvvisamente ci è toccato vivere e la volontà di un nuovo inizio. Di una stagione nuova, nella quale sia possibile uscire al più presto da questa sorta di incubo globale.Tanti fra di noi avvertono il ricordo struggente delle persone scomparse a causa del coronavirus: familiari, amici, colleghi. Sovente senza l’ultimo saluto.A tutte le vittime, a chi è morto solo, al ricordo dei tanti affetti spezzati è dedicato questo concerto, con il maestro Daniele Gatti e l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma, che ringrazio molto per la loro partecipazione.Accanto al dolore per le perdite e per le sofferenze patite avvertiamo, giorno per giorno, una crescente volontà di ripresa e di rinascita, civile ed economica.La nascita della Repubblica, nel 1946, segnava anch’essa un nuovo inizio. Superando divisioni che avevano lacerato il Paese, per fare della Repubblica la casa di tutti, sulla base dei valori di libertà, pace e democrazia.Forze politiche, che erano divise, distanti e contrapposte su molti punti, trovavano il modo di collaborare nella redazione della nostra Costituzione, convergendo nella condivisione di valori e principi su cui fondare la nostra democrazia.Quello spirito costituente rappresentò il principale motore della rinascita dell’Italia. Seppe unire gli italiani, al di là delle appartenenze, nella convinzione che soltanto insieme si sarebbe potuta affrontare la condizione di estrema difficoltà nella quale il Paese era precipitato.Questa sostanziale unità morale è stata il vero cemento che ha fatto nascere e ha tenuto insieme la Repubblica. E’ quel che ci fa riconoscere, ancora oggi, legati da un comune destino.Allora si reagiva ai lutti, alle sofferenze e alle distruzioni della guerra. Oggi dobbiamo contrastare un nemico invisibile, per molti aspetti sconosciuto, imprevedibile, che ha sconvolto le nostre esistenze e abitudini consolidate. Ha costretto a interrompere relazioni sociali, a chiudere le scuole. Ha messo a rischio tanti progetti di vita e di lavoro. Ha posto a durissima prova la struttura produttiva del nostro Paese.Possiamo assumere questa giornata come emblematica per l’inizio della nostra ripartenza.Ho ricevuto e letto, in questi tre mesi, centinaia di messaggi di preoccupazione ma anche di vicinanza, di fiducia, di speranza. Dobbiamo avere piena consapevolezza delle difficoltà che abbiamo di fronte. La risalita non sarà veloce, la ricostruzione sarà impegnativa, per qualche aspetto sofferta. Serviranno coraggio e prudenza. Il coraggio di guardare oltre i limiti dell’emergenza, pensando al futuro e a quel che deve cambiare. E la prudenza per tenere sotto controllo un possibile ritorno del virus, imparando a conviverci in sicurezza per il tempo che sarà necessario alla scienza per sconfiggerlo definitivamente.Serviranno tempestività e lungimiranza. Per offrire sostegno e risposte a chi è stato colpito più duramente. E per pianificare investimenti e interventi di medio e lungo periodo, che permettano di dare prospettive solide alla ripresa del Paese.Abbiamo detto tante volte che noi italiani abbiamo le qualità e la forza d’animo per riuscire a superare anche questa prova. Così come abbiamo ricostruito il Paese settant’anni fa. Lo abbiamo visto nelle settimane che abbiamo alle spalle. Abbiamo toccato con mano la solidarietà, la generosità, la professionalità, la pazienza, il rispetto delle regole. Abbiamo riscoperto, in tante occasioni, giorno per giorno, doti che, a taluno, sembravano nascoste o appannate, come il senso dello Stato e l’altruismo. Abbiamo ritrovato, nel momento più difficile, il vero volto della Repubblica.Ora sarebbe inaccettabile e imperdonabile disperdere questo patrimonio, fatto del sacrificio, del dolore, della speranza e del bisogno di fiducia che c’è nella nostra gente. Ce lo chiede, anzitutto, il ricordo dei medici, degli infermieri, degli operatori caduti vittime del virus nelle settimane passate.Siamo orgogliosi di quanto hanno fatto tutti gli operatori della sanità e dei servizi essenziali, che – spesso rischiando la propria salute – hanno consentito all’intera nostra comunità nazionale di respirare mentre la gran parte delle attività era ferma. Siamo grati ai docenti per la didattica a distanza, agli imprenditori che hanno riconvertito in pochi giorni la produzione per fornire i beni che mancavano per la sicurezza sanitaria, alle donne e agli uomini delle Forze dell’Ordine, nazionali e locali, alla Protezione Civile, ai tanti volontari, che hanno garantito la sicurezza e il sostegno nell’emergenza.Sono consapevole che a questi comportamenti se ne sono, talvolta, contrapposti altri ad opera di chi ha cercato e cerca di sfruttare l’emergenza. Comportamenti simili vanno accertati con rigore e repressi con severità ma sono, per fortuna, di una minoranza molto piccola della nostra società.Questo 2 giugno ci invita a riflettere tutti su cosa è, su cosa vuole essere la Repubblica oggi.Questo giorno interpella tutti coloro che hanno una responsabilità istituzionale – a partire da me naturalmente – circa il dovere di essere all’altezza di quel dolore, di quella speranza, di quel bisogno di fiducia.Non si tratta di immaginare di sospendere o annullare la normale dialettica politica. La democrazia vive e si alimenta di confronto fra posizioni diverse. Ma c’è qualcosa che viene prima della politica e che segna il suo limite.Qualcosa che non è disponibile per nessuna maggioranza e per nessuna opposizione: l’unità morale, la condivisione di un unico destino, il sentirsi responsabili l’uno dell’altro. Una generazione con l’altra. Un territorio con l’altro. Un ambiente sociale con l’altro. Tutti parte di una stessa storia. Di uno stesso popolo.Mi permetto di invitare, ancora una volta, a trovare le tante ragioni di uno sforzo comune, che non attenua le differenze di posizione politica né la diversità dei ruoli istituzionali.Siamo tutti chiamati a un impegno comune contro un gravissimo pericolo che ha investito la nostra Italia sul piano della salute, economico e sociale. Le sofferenze provocate dalla malattia non vanno brandite gli uni contro gli altri. Questo sentimento profondo, che avverto nei nostri concittadini, esige rispetto, serietà, rigore, senso della misura e attaccamento alle istituzioni. E lo richiede a tutti, tanto più a chi ha maggiori responsabilità. Non soltanto a livello politico. Siamo chiamati a scelte impegnative.Non siamo soli. L’Italia non è sola in questa difficile risalita. L’Europa manifesta di aver ritrovato l’autentico spirito della sua integrazione. Si va affermando, sempre più forte, la consapevolezza che la solidarietà tra i Paesi dell’Unione non è una scelta tra le tante ma la sola via possibile per affrontare con successo la crisi più grave che le nostre generazioni abbiano vissuto. Nessun Paese avrà un futuro accettabile senza l’Unione Europea. Neppure il più forte. Neppure il meno colpito dal virus. Adesso dipende anche da noi: dalla nostra intelligenza, dalla nostra coesione, dalla capacità che avremo di decisioni efficaci.Sono convinto che insieme ce la faremo. Che il legame che ci tiene uniti sarà più forte delle tensioni e delle difficoltà. Ma so anche che la condizione perché questo avvenga sarà legata al fatto che ciascuno, partecipando alla ricostruzione che ci attende, ricerchi, come unico scopo, il perseguimento del bene della Repubblica come bene di tutti. Nessuno escluso.Domani mi recherò a Codogno, luogo simbolo dell’inizio di questo drammatico periodo, per rendere omaggio a tutte le vittime e per attestare il coraggio di tutte le italiane e tutti gli italiani, che hanno affrontato in prima linea, spesso in condizioni estreme, con coraggio e abnegazione, la lotta contro il coronavirus.Desidero ringraziarli tutti e ciascuno. L’Italia – in questa emergenza – ha mostrato il suo volto migliore. Sono fiero del mio Paese”.Articoli correlatiinPoliticaSondaggi politici: M5S in crescita, Pd in calo, Forza Italia in positivoinPoliticaIl Dl Salva Casa è legge, 106 voti a favore: ecco cosa cambia adessoinPoliticaMattarella promuove la libertà dell'informazione nella Cerimonia del Ventaglio: "Giornalisti contrastino le adulterazioni della realtà"inPoliticaAntonio Tajani: "Spazio al centro è di Forza Italia, arriveremo al 20%"inPoliticaNcc, incostituzionale il divieto di rilasciare nuove autorizzazioni: la decisione della ConsultainPoliticaGiorgia Meloni dice 'No' a Ursula von der Leyen: "Ho agito da leader europeo"
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