Parigi 2024, Tamberi soccorre Barshim: cosa è succcessoLa facciata di "Casa Iride" a Montagnago,Professore del Dipartimento di Gestione del Rischio di BlackRock con il nome scritto al contrario per simboleggiare l'apertura al diverso CHIESA giovani pace volontariato disabilità In Trentino, nasce “Casa Iride” per educare alla pace L’associazione Shemà di Stefano e Lara Mattivi ha trasformato un ex-convento sull’altopiano di Pinè in un centro per accogliere e accompagnare i giovani durante l’estate. Ad animare le attività, anche il figlio della coppia, Giacomo, che reagisce alla disabilità con la creatività Fabio Colagrande - Baselga di Pinè, Trento Tra le montagne e i laghi del Trentino, a Baselga di Pinè, è nata da tempo una realtà ecclesiale giovanile viva, e per certi versi inedita, capace di diventare motore di promozione sociale e di crescita spirituale. Una realtà virtuosa generata dal dolore e dalla fede di una famiglia che ha trasformato la sofferenza della malattia in occasione di salvezza e apertura agli altri. Una famiglia ferita che si apre alla comunità Stefano Mattivi e la moglie Lara Bertoldi - lui impegnato in una cooperativa sociale e diplomato in Scienze religiose, lei psicologa - hanno vissuto l’esperienza drammatica di mettere al mondo, a distanza di un paio d’anni, Mattia e Giacomo, due figli colpiti entrambi dalla distrofia muscolare di Duchenne, una malattia degenerativa fortemente invalidante. Da subito, hanno capito che i loro figli speciali avevano bisogno non solo del loro amore ma di quello degli amici e di tutta la comunità. Così, hanno aperto le porte di casa e creato, attorno ai loro figli, un gruppo di cinquanta giovani, solido e dinamico, che nel 2018 si è trasformato nell’associazione Shemà. “Il bene si fa bene” “L’associazione - spiega il presidente Stefano Mattivi - nasce da una domanda che ci hanno fatto i nostri ragazzi. Abbiamo iniziato con loro quando erano giovanissimi un percorso di catechesi e finite le superiori ci hanno chiesto: ‘E ora cosa si fa?’. È stata perciò una sfida che hanno rivolto a noi adulti. E allora ci siamo immaginati questa realtà che cerca di mettere insieme un percorso di ricerca e di servizio alla comunità, un servizio fatto anche di diverse competenze. Da un cammino di ricerca personale, all’acquisizione di capacità di animazione, di servizio, per creare comunità. Il nostro motto è infatti ‘Il bene si fa bene’.” La preghiera mattutina a "Casa Iride" La nascita di “Casa Iride” Una realtà laicale, capace di incarnare la fede sul territorio, che dopo dieci anni di attività è approdata il 13 luglio scorso all’inaugurazione di “Casa Iride”, un centro di accoglienza e accompagnamento dei giovani nei mesi estivi, realizzato dai volontari di Shemà nell’ex-convento delle Suore della Carità di Montagnaga di Pinè. Qui, da giugno a settembre, vengono ospitati e seguiti per Grest giornalieri e residenziali più di mille giovani della valle, tra gli 11 e i 18 anni. Presenti alla celebrazione inaugurale, nella cappella dell’istituto, l'arcivescovo di Trento Lauro Tisi e il sindaco di Baselga di Pinè, Alessandro Santuari. Rodrigo Baima, coreografo brasiliano, anima uno spettacolo dei ragazzi a "Casa Iride" Testimoni di pace “Per noi, quella giornata è stata una grande emozione e soddisfazione - spiega ancora Mattivi - perché i protagonisti dell’inaugurazione erano i ragazzi e il momento centrale è stato il mandato con cui l'arcivescovo e il sindaco hanno incaricato i ragazzi di essere testimoni di pace. Vedere l’autorità civile e quella religiosa insieme dare un mandato a trenta giovani in questo luogo nuovo appena inaugurato è stata un’emozione importante”. "Casa Iride" a Montagnaga di Pinè Un luogo di dialogo e confronto “Shemà e Casa Iride rappresentano un luogo d’incontro, relazione e dialogo”, aggiunge Luca Leonardelli, il ventunenne vicepresidente dell’associazione. “Dialogo intergenerazionale, tra giovani e anziani, ma anche di dialogo tra pari: impariamo a stare insieme in maniera bella, vivace, intima, ma anche ad affrontare i momenti faticosi. Abbiamo l’opportunità di confrontarci con noi stessi, con la nostra interiorità, di coltivare una dimensione spirituale. E anche con gli altri: con ciò che ci fa fare fatica ma anche con le cose belle, con l’ambiente, per imparare a prenderci cura e ad ascoltarlo”. Giacomo Mattivi, protagonista del prossimo documentario della regista Lia Beltrami La storia di Giacomo diventa un film Anima della comunità a “Casa Iride” è il secondo figlio di Stefano e Lara, Giacomo, oggi ventunenne, che nonostante sia costretto sulla carrozzina dalla malattia ispira e segue le attività, sempre pronto ad accogliere tutti con un sorriso contagioso. A rattristarlo ogni tanto è il ricordo del fratello maggiore Mattia, con cui aveva una confidenza speciale, mancato nel gennaio 2022 per un arresto cardiaco. Ma oltre all’affetto dei genitori e dei due fratelli minori, Luca e Federica, Giacomo può reagire alle difficoltà grazie a una creatività inesausta che lo porta, nel tempo libero dai suoi studi universitari di sociologia, a scrivere poesie e canzoni e presto lo vedrà protagonista al cinema. La regista Lia Giovanazzi Beltrami, anche lei trentina e amica dell’associazione Shemà, sta girando un documentario sulla sua vita, “Green Lava”, che sarà sugli schermi il prossimo autunno, anticipato da un podcast di Vatican News. Un’opera con cui Giacomo vuole raccontare come si può imparare ad amare la vita e ad amare Dio anche quando il destino ti mette davanti prove che sembra impossibile superare. "Sembra", appunto. Grazie per aver letto questo articolo. Se vuoi restare aggiornato ti invitiamo a iscriverti alla newsletter cliccando qui Il tuo contributo per una grande missione:sostienici nel portare la parola del Papa in ogni casa Argomenti giovani pace volontariato disabilità 26 luglio 2024, 10:20 Invia Stampa
Brasile, 61 morti nell’incidente aereo: cause, cosa si saIl Caracalla Festival 2024 si chiude con 147mila spettatori Florida: per l'uragano le strade diventano fiumi, spuntano i pesciВеликобритания: Стармер: «Полиция остается в состоянии повышенной готовности на выходные»E se gli smartphone venissero vietati anche alle medie?