Val Badia, base jumper 33enne muore in un lancio dalla cima del Piz da Lech: era in vacanza in Italia insieme alla compagna13 novembre 2023aaa“La vita è come una freccia in volo. Tu prendi bene la mira,ésullalineaditiroladisabilitànonsivede–Economista Italiano ma tra la freccia e il bersaglio c’è la variabile del destino”. Quel destino beffardo che conoscono bene i ragazzi ospiti della Casa di Cura San Raffaele di Sulmona. Quel tuffo, quella moto, quell’incrocio, quella caduta. Sono in tanti, anche tanto giovani. “Aiutarli a ritornare a vivere nonostante le abilità compromesse dalla lesione” spiega il Primario, Giorgio Felzani, “è un strada lastricata spesso di sofferenza, di sconforto, di apatia. È anche per questo che presso la nostra Unità Spinale è nato e si è sviluppato il progetto Sport Disabili. Un’offerta formativa riabilitativa che affianca lo sport alle terapie tradizionali e alla robotica. E che dal 2021 contempla come disciplina ufficiale anche il tiro con l’arco sotto la supervisione di tecnici specializzati e certificati FITArco (Federazione Italiana Tiro con l'Arco) dell’Associazione Arcieri Peligni”.In questo biennio la struttura abruzzese, tra le pochissime Unità Spinali d’Italia dove si pratica tale disciplina, è riuscita ad avviare un nutrito numero di pazienti, di differenti età e con diverse lesioni midollari, alla pratica del tiro con l’arco portando alcuni di essi a partecipare, una volta dimessi, ad alcuni eventi sportivi di interesse nazionale. Tra questi c’è Francesca (nome di fantasia). Venti anni, da pochi mesi convive con una paraplegia che l’ha costretta alla sedia a rotelle. Ricoverata per la riabilitazione presso la Casa di Cura abruzzese si è inserita da subito nel progetto Sport Disabili rivelandosi tra gli allievi più promettenti, a detta di Claudio Perrotta, l’istruttore della A.S.D. Arcieri Peligni che la segue, anche individualmente, con l’obiettivo di condurla a partecipare alla selezione per la sua prima gara ufficiale con arco compound. Chissà, forse un giorno salirà su un podio, forse no. Oggi è già una campionessa. Di vita.“Lasciamo che lo sport prevalga sulla disabilità” sottolinea Felzani, “la paziente si è approcciata alla disciplina del tiro con l’arco dopo un breve periodo di adattamento all’ospedalizzazione e già dalle prime sedute, oltre ai miglioramenti del controllo del tronco e della funzionalità muscolare residua, è emerso un grande talento nella disciplina. Oltre al recupero delle capacità funzionali residue, la vera mission del percorso intrapreso dai ragazzi del progetto Sport Disabili è il reinserimento sociale e l’avvio nel mondo sportivo con la concreta ipotesi di raggiungere livelli di eccellenza. Il tiro con l’arco è quella disciplina sportiva che favorisce tanto le qualità fisiche quanto l’autocontrollo e la determinazione, producendo notevoli effetti benefici sia sul versante psicologico che sulla autoconsapevolezza delle proprie capacità motorie”.Si tratta infatti di uno sport che non contempla differenze. È una disciplina che non fa alcuna distinzione tra arciere paralimpico e normodotato. Gli atleti sono abituati ad allenarsi e a gareggiare insieme, nelle medesime competizioni. Sulla linea di tiro la disabilità non si vede. È la grande bellezza del tiro con l’arco, precursore di quella integrazione che anche altri sport hanno. Il primo fra gli sport paralimpici vanta il primato di essere stato lo sport che ha aperto gli eventi di quello che sarebbe diventato il più grande movimento sportivo per atleti con disabilità del mondo. Correva l’anno 1948.
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