Le due Americhe di OJ SimpsonIl gruppo Max Mara abbandona lepellicce animali. Ad annunciare la decisione del marchio di modacon sede a Reggio Emilia è la Lav,analisi tecnica che da anni - ma soprattuttonegli ultimi tempi - porta avanti numerose iniziative disensibilizzazione sul tema. "Ci siamo riusciti - sottolineanogli animalisti - Anche Max Mara Fashion Group è diventatafur-free". "Un risultato - sottolinea Lav - che abbiamo raggiuntononostante la totale indifferenza dell'azienda alle nostrerichieste di incontro e che è stata proprio la causa dellacampagna globale di pressione #FurFreeMaxMara organizzata con laFur Free Alliance e che ha visto Lav e Humane SocietyInternational protagonisti di un clamoroso blitz in mongolfierapresso la sede centrale del Gruppo a Reggio Emilia lo scorsofebbraio", dichiara Simone Pavesi, responsabile Lav Area ModaAnimal Free. La campagna aveva innescato anche un "mail bombing"fatto anche di telefonate e post sui social per chiedere algruppo di moda di dismettere le produzioni in pelliccia animale. Secondo quanto reso noto dalla Lav la decisione è statacomunicata da Max Mara con una nota interna allo staff:"L'azienda non vende, online né in nessuno dei suoi puntivendita fisici, alcun prodotto realizzato con pelliccia, né vi èl'intenzione di introdurre alcun prodotto realizzato conpelliccia nelle prossime collezioni dei marchi di Max MaraFashion Group". Ciò, aggiungono gli animalisti "è statoconfermato da un dirigente di Max Mara, che ha aggiunto: 'MaxMara, inclusa MMFG e tutte le filiali, ha adottato una fur-freepolicy e non ha intenzione di introdurre la pelliccia in nessunadelle prossime collezioni per nessuno dei marchi MMFG'". Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Liliana Segre: «Mai parole d’odio contro chi ci respinse alla frontiera, ma quel ricordo causa ancora dolore»L'autobiografia di Renato Pozzetto, è proprio vero che la vita l'è bela Regione Lazio, il Consiglio di Stato conferma l'elezione di Luciano Nobili. Respinto il ricorso di Dionisi – Il TempoIl social network X ha fatto causa a un gruppo di inserzionisti che si erano organizzati per smettere di pubblicizzare i propri prodotti sulla piattaforma - Il PostLa deforestazione dell'Amazzonia è scesa del 38% nei primi sei mesi del 2024