"Mi avete venduto un telefono senza Whatsapp": ragazza aggredisce commessa ad ArezzoSalgono a quattro le aree vincolate all’interno del “Pratone di Torre Spaccata”. Il ministero della cultura ha infatti raccolto le indicazioni della soprintendenza di Stato a tutelare altre tre zone,ETF una già lo era del 2023, perché di interesse archeologico.I nuovi vincoli archeologiciLe tre nuove tutele sono state accordate ad altrettante ville romane. “Si tratta di via Lizzani, la villa di via Sommariva e la villa del Casale” ha fatto sapere il comitato che sta chiedendo di trasformare il "Pratone", un’area verde di circa 60 ettari, di proprietà di Cassa depositi e prestiti, tra Torre Spaccata e viale Palmiro Togliatti, nel “parco delle ville romane”. Una richiesta, supportata da oltre 11mila sottoscrizioni, che è parte integrante di una proposta di delibera popolare ancora ferma nei cassetti del Campidoglio.Già nel 2023 la decisione del Ministero di apporre un primo vincolo, aveva comportato un'importante conseguenza sul destino dell'area verde. Su una parte di quel sito, infatti, Cinecittà studios aveva deciso d'investire, acquistandoli da Cdp. L'obiettivo era quello di realizzarvi alcuni teatri di posa. Il progetto, con la tutela archeologica introdotta, è stato però accantonato ed ora i cittadini che hanno sottoscritto la petizione, auspicano che anche le previsioni urbanistiche contemplate dal PRG possano seguire lo stesso destino. Pratone di Torre Spaccata - parola all'assessore Veloccia: "Variante ed espoprio non sono realistici"La villa di via SommarivaQuali sono le tre aree? Si trovano in punti diversi del cosiddetto “Pratone”. La prima si trova nell’area centrale del pianoro, nei pressi di via Sommariva, dove gli scavi condotti dalla Soprintendenza archeologica negli anni Ottanta e dalla Sovrintendenza capitolina nel 197, hanno fatto emergere un “edificio produttivo/residenziale di epoca romana” . Anche se gravemente danneggiata dall’apertura di una cava di pozzolana, le strutture messe in luce - si legge nella nota inviata dalla soprintendenza speciale al ministero della cultura – permettono di confermare l’ipotesi avanzata nel 1985 che si tratti d’un ampio complesso il cui primo impianto deve essere fatto risalire ad età tardo repubblicana”. Laterizi, frammenti d’intonaco dipinto, tessere di mosaico e fammenti di ceramica sono stati individuati insieme ad alcuni muri, larghi 40 centimetri e larghi fino a 30, probabilmente pavimentati a mosaico, ipotesi suggerita dalla tante tessere rinvenute. La villa del CasaleOltre al sito produttivo di via Sommariva, sono stati rinvenuti i resti anche della cosiddetta “Villa del Casale”, già segnalata nella “Carta dell’Agro”. Le prime ricerche, effettuate dalla soprintendenza nel 1984, avevano fatto emergere un ampio recinto rettangolare, di cui furono liberati solo tre lati, ed una lunga vasca. Nelle vicinanze sono inoltre emersi i resti di una cisterna rettangolare. La ripresa dei lavori aveva consentito di individuare una struttura ipogea, delle trincee probabilmente scavate per realizzare antichi filari di vite ed i resti di almeno tre ambienti. Il complesso, secondo gli archoleogici iniziato tra il III-II secolo a.C. (media età repubblicana) è stato ricostruito, nella parte relativa all’edificio abitativo, tra la fine del II e l’inizio del I secolo. Poi “In età augustea – si legge nella relazione della soprintendenza – è stata effettuata una consistente opera di monumentalizzazione e di ridecorazione dell’edificio, concretatasi nella realizzazione del recinto e nella ripavimentazione a mosaico di uno degli ambienti della villa”.La Villa LizzaniAltro vincolo è stato apposto alla cosiddetta Villa Lizzani, dal nome dell’omonima via. Si trova nell’area nord ovest e del Pratone e probabilmente i resti erano già conosciuti e descritti nella “Carta dell’Agro” da Ashby e Lugli negli anni Venti. Le strutture dovevano appartenere ad un complesso che sicuramente proseguiva dove ora sono presenti dei palazzi, nella zona settentrionale del Pratone. Ciò premesso “ I resti conservati, che dovevano appartenere a un settore produttivo di un complesso molto più esteso, ricollegabile ad una grande villa – si legge sempre nella relazione della soprintendenza inoltrata al Mic - costituiscono un importante tassello per ricostruire organizzazione e modalità insediative di questo comparto del suburbio, ricco 3 per qualità e consistenza 3 di strutture antiche. Per tali motivi si ritiene che il contesto in questione rivesta importante interesse storico e archeologico”.I tre decreti con cui il ministero della cultura ha riconosciuto altrettanti vincoli alle ville romane, rappresentano, “un bel risultato per la tutela dei resti archeologici e del significato storico dell’area” hanno commentato gli attivisti del comitato di Torre Spaccata. L’area però, come lo stesso comitato ha sottolineato “è ancora a rischio a causa del carico urbanistico previsto dal piano regolatore del 2008”. Motivo per cui è stato chiesto all’ amministrazione capitolina di votare una variante urbanistica rendendo il Pratone non più edificabile. Non è l’unica istituzione a cui è stata inoltrata una richiesta. La richiesta al ministero di vincolare tutto il PratoneAl ministero della cultura, i cittadini che vorrebbero un parco, chiedono, “conferma della continuità storica, archeologica e ambientale con le aree già tutelate” di “estendere il perimetro del vincolo paesaggistico Ad Duas Lauros sull’area del Pratone”. Si tratta del comprensorio, tra la Casilina e la Prenestina, dove sono presenti i mausolei di Sant’Elena e Tor de’ Schiavi, le ville imperiali dei Gordiani e di Costantino – elenca il Fondo Ambiente Italiano” il tracciato dell’Acquedotto Alessandrino, le Catacombe dei SS. Marcellino e Pietro, quelle ebraiche (oggi inaccessibili) di Via Labicana e l’Ipogeo di Villa Cellere” ed una serie di “ville rustiche tardo repubblicane”. Lo sono anche quelle su cui lo stesso ministero ha apposto un vincolo, a conferma della continuità storica, archeologica ed ambientale del Pratone con il parco di Centocelle.
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