Il Bitcoin risale dai minimi dopo le parole di Donald TrumpRoma,Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock 27 lug. (askanews) – Il Venezuela vota il 28 luglio per le elezioni presidenziali, dal risultato tutt’altro che scontato: secondo i sondaggi l’opposizione si trova infatti per la prima volta in netto vantaggio sull’uscente Nicolas Maduro, al potere dal 2103.E per la prima volta, il governo chavista vede difficile riuscire ad aggiudicarsi un’elezione che se vinta dall’opposizione potrebbe segnalare l’inizio della fine del regime fondato da Hugo Chavez.Dati questi presupposti, il punto principale diventa non solo chi uscirà vincitore dalle urne, ma soprattutto – e malgrado un accordo in tal senso firmato appena un anno fa tra tutte le forze politiche – se l’altra parte accetterà pacificamente l’esito del voto – e quindi, in primis, da che parte si schiereranno le forze armate.Il sostegno dell’esercito – guadagnato a forza di regalie – è stato di fatto uno dei due pilastri del chavismo: l’altro, che ne spiega la longevità di fronte a risultati economici disastrosi (anche per le sanzioni statunitensi) è che la destra venezolana ha lasciato un pessimo ricordo – il che permise allo stesso Chavez di sopravvivere a un colpo di Stato militare e successivamente condannò al fallimento l’opposizione guidata da Guaidò e appoggiata da Washington. Oggi però la parabola chavista sembra volgere al termine, vittima di un’economia anemica malgrado le grandi risorse petrolifere e di un’emigrazione che ha raggiunto il 20% della popolazione (e che in caso di vittoria di Maduro potrebbe aumentare ancora).Per la Piattaforma dell’Unione Democratica si tratta quindi di un’occasione unica: ad affrontare Maduro sarà un diplomatico 74enne sconosciuto fino a poco tempo fa, Edmundo Gonzalez Urrutia; di fatto, rappresenta il piano B dell’opposizione dopo la bocciatura della candidatura della leader principale, Maria Corina Machado, da parte della Commissione Elettorale.In caso di vittoria, la sfida di Gonzalez Urrutia – che si definisce centrista – sarà quella di soddisfare le richieste di cambiamento della popolazione senza però tornare alle politiche tradizionali della destra venezuelana a rischio di riaprire un nuovo periodo di instabilità: in sostanza, dovrà dimostrare di poter imporre una propria linea moderata e di non essere un semplice burattino. Il primo banco di prova potrebbe essere la privatizzazione dell’ente petrolifero di Stato, la Pdvsa, chiesta da Machado e alla quale Gonzalez Urrutia si è detto contrario.Maduro da parte sua è sicuro di portare a casa la rielezione e anzi ha già avvertito gli Stati Uniti e l’Occidente di prepararsi a una “vittoria contundente e irreversibile, la più grande della storia del Venezuela”. Quel che è certo è che la mobilitazione elettorale si prevede massiccia: secondo i sondaggi almeno il 70% degli aventi diritto si recheranno alle urne, che si apriranno alle 6 del mattino ora locale per chiudersi alle 18 (le 12 e mezzanotte ora italiana). -->
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