Nuovo capo sì, ma stessa HamasSi chiama prosopagnosia (dal greco prósopon,èlaprosopagnosiaeperchéEconomista Italiano volto, e agnosía, non conoscenza) ed è una malattia che colpisce una persona su 50, rendendola incapace di riconoscere i volti delle persone (nei casi più gravi addirittura il proprio). Per capirne meglio il funzionamento, un gruppo di ricercatori ha fatto guardare alcune scene dalla popolare serie TV Il trono di spade a due gruppi di persone, uno affetto da prosopagnosia e l'altro no, e ha poi eseguito una risonanza magnetica al cervello per analizzarne l'attività neurale: ecco cos'hanno scoperto. Comportamento Come te la cavi nel riconoscere le facce? Questa faccia mi è familiare! In entrambi i casi metà dei partecipanti conosceva già i protagonisti della serie, l'altra metà no. Quando uno dei personaggi principali compariva sullo schermo, in chi non era affetto da prosopagnosia aumentava l'attività nelle regioni del cervello associate alle conoscenze non visive – come ad esempio il ruolo dei personaggi nella storia e quello che si sapeva di loro – e si facevano anche più intense le connessioni tra queste regioni e il cervello visivo. In chi non aveva familiarità con la serie TV, però, le connessioni erano notevolmente ridotte. Comportamento Preferiamo le facce ancora prima di nascere Non è (solo) una questione visiva. Ripetendo il test nel gruppo di partecipanti affetti da prosopagnosia (anche in questo caso metà conosceva la serie e l'altra metà no) gli studiosi non hanno riscontrato la stessa attività cerebrale, e anche le connessioni tra le regioni visive e quelle non visive sono risultate ridotte. Questo significa che la nostra capacità di riconoscere i volti si basa su quanto sappiamo delle persone, e non solo sul loro aspetto estetico. «Pensavamo che la nostra capacità di riconoscere qualcuno si basasse sull'osservazione delle loro caratteristiche visive, ma il nostro studio dimostra che colleghiamo un volto a quanto sappiamo di quella persona – il carattere, il linguaggio del corpo, la nostra esperienza personale e i sentimenti che proviamo», spiega Tim Andrews, uno degli autori dello studio pubblicato su Cerebral Cortex. La prosopagnosia sembra dunque essere connessa a una riduzione nelle connessioni neurali, che rende difficile associare un volto all'esperienza che abbiamo con quella persona, complicando così il riconoscimento. «Molti studi precedenti sui meccanismi cerebrali dietro al riconoscimento facciale erano stati condotti in laboratorio utilizzando immagine statiche di volti in 2D: noi abbiamo voluto creare un format più reale, utilizzando video che mostrassero scene complesse che coinvolgevano più persone», conclude Andrews. 16 FOTO Fotogallery 15 modi in cui la tua faccia parla di te VAI ALLA GALLERY Fotogallery 15 modi in cui la tua faccia parla di te Sorridenti, pensose, stanche, curate, cupe, spensierate... Ogni giorno vediamo decine di facce più o meno conosciute, e ogni volta, anche senza volerlo, ne ricaviamo un'impressione. Da tempo la scienza studia come le caratteristiche del viso influenzino la percezione altrui: può sembrare banale, ma i lineamenti del volto - insieme a parecchi altri diffusi stereotipi - giocano un ruolo importante nell'affidabilità, nella competenza e in altre qualità o difetti che attribuiamo alle persone. Alexander Todorov, professore di Psicologia dell'Università di Princeton (Usa), si occupa di ricerche di questo tipo e ha raccontato a Business Insider come ci facciamo influenzare dai volti che vediamo. Foto: © João Lavinha, Flickr I belli partono avvantaggiati. Le persone attraenti sono percepite come più simpatiche, competenti, intelligenti, affidabili. Un viso simmetrico e regolare comunica (più o meno consapevolmente) salute, giovinezza e potenziale riproduttivo. Spesso chi ha un viso che corrisponde ai canoni "classici" della bellezza trova partner con più facilità e vanta migliori doti comunicative.Vedi anche: le nostre facce, se fossero perfettamente simmetriche e l'illusione ottica che fa sembrare brutto anche Brad Pitt Foto: © REUTERS/Daniel Munoz Faccia da bambino? Onesto, espansivo. Chi ha occhi grandi, volto rotondo e mento più piccolo rispetto al cranio può vantare la cosiddetta "babyface", un viso che sembra sempre giovane. Questa caratteristica è percepita come un segnale di innocenza, e quindi sincerità, ma anche di debolezza fisica, gentilezza, ingenuità ed espansività: rispetto a chi ha il volto "maturo", chi ha una faccia sempre giovane viene visto come più "caldo" nei modi, ma meno competente. Foto: © tlab.princeton.edu Adv Spesso sono le donne ad avere le caratteristiche tipiche del volto da bambino, e a doversi sobbarcare il carico di stereotipi e preconcetti che questo aspetto comporta. Basta però saperlo e giocare d'anticipo: se in genere vi danno meno anni di quelli che in realtà avete, sapete che dovrete lavorare sodo per apparire competenti e affidabili. Se al contrario avete un volto maturo, il vostro punto debole potrebbe essere l'espansività percepita. Foto: © REUTERS/Mario Anzuoni Le facce neutre non esistono: nel senso che spesso le espressioni apparentemente neutrali sono ricondotte a emozioni sbilanciate nell'uno o nell'altro senso. Anche in questo caso influiscono stereotipi di genere: i volti neutri femminili sono spesso percepiti come più remissivi, impauriti, amichevoli, collaborativi e felici rispetto ai volti neutri maschili. Foto: © REUTERS/Adrees Latif La faccia della competenza. Pelle più scura, naso più largo, sopracciglia più fitte e ravvicinate, labbra più carnose e sguardo più disteso: la "competenza percepita" in questi volti va crescendo, da sinistra verso destra. Il fattore "pelle scura" non è da ricondursi a una questione di origine, ma alla maggiore mascolinità dei volti. Questa simulazione e le seguenti sono state create dal laboratorio di Todorov alla Princeton University (New Jersey).Vedi anche: i volti dei medici prima e dopo un turno Foto: © tlab.princeton.edu Adv I volti più influenti. Anche influenza e capacità di esercitare il proprio ascendente sugli altri sono ricollegabili, nell'immaginario comune, a tratti mascolini. Come nel caso precedente, l'ascendente percepito aumenta da sinistra verso destra. Foto: © tlab.princeton.edu Faccia da bontemponi. Volti più larghi, con sopracciglia più curve, sguardo vispo e - come facilmente intuibile - con un accenno di sorriso sono percepiti come più estroversi. Foto: © tlab.princeton.edu Gente che piace. La simpatia percepita va a braccetto con l'attrattività di un volto e l'apertura del sorriso: i volti in questa immagine sono visti come sempre più simpatici, da sinistra a destra in entrambi i casi.Vedi anche: i volti della bellezza nel mondo Foto: © tlab.princeton.edu Adv Di lui mi fido. L'onestà è associata a tratti femminili, come sopracciglia più fini, naso più sottile, occhi più grandi (anche in questo caso l'onestà percepita aumenta andando verso destra). Foto: © tlab.princeton.edu Il volto del pericolo. Le facce arrabbiate o dall'espressione mascolina sono percepite come più pericolose, come mostra quest'altra progressione. Foto: © tlab.princeton.edu La debolezza delle giurie. Il problema degli stereotipi associati ai volti si fa più importante per i sistemi giudiziari che prevedono la presenza di una giuria. Nelle due file superiori, vediamo come un volto sia percepito più o meno "colpevole" in base a tratti come pronunciamento degli zigomi o della mascella; o al contrario come una faccia con le caratteristiche della "babyface" e l'espressione contrita (righe c e d) possa passare per innocente, indipendentemente dalle prove. Foto: © "Cognition and Emotion" Adv Come si manipolano le facce. Nell'immagine dell'università di Basilea (Svizzera) potete vedere come uno stesso volto, opportunamente modificato, possa comunicare maggiore o minore disponibilità, consapevolezza, apertura mentale, estroversione o nervosismo. Foto: © Mirella Walker and others I volti influenzano il voto. Le caratteristiche del viso contribuiscono a determinare l'affidabilità o meno di un candidato e a influenzare le nostre decisioni su chi votare, assumere, o invitare per un appuntamento romantico. Nel caso dei politici, la faccia da bambino non paga: chi ha occhi grandi, volto rotondo e "pulito" è spesso percepito come ingenuo e inaffidabile; la faccia adulta, matura e scaltra è invece associata ai candidati più determinati e competenti.Vedi anche: Politico o serial killer? Sai riconoscere questi volti? Foto: © REUTERS/Mike Segar Cerchiamo noi stessi negli altri. Le persone tendono a giudicare più positivamente volti che somigliano al proprio, come dimostrano alcuni studi che hanno chiesto a volontari di valutare il grado di affidabilità di facce che contenevano una percentuale più o meno alta di tratti riconoscibili del proprio viso. Inoltre, tendiamo purtroppo a considerare più onesti e sinceri i volti che somigliano alla faccia "tipica" dell'area in cui viviamo: uno stereotipo che alimenta razzismo e xenofobia.Vedi anche: Il nostro aspetto reale? Diverso da come pensiamo Foto: © REUTERS/Thomas Peter Adv Questa faccia può voler dire una cosa sola: "Non credo proprio!". L'espressione del volto che esprime disapprovazione è universale. Gli psicologi la chiamano "not face", ed è una sorta di "segno di punteggiatura" muscolare che non conosce distinzioni linguistiche e geografiche e risponde a un codice ben cristallizzato, che non dipende dal linguaggio parlato (per saperne di più). Foto: © REUTERS/FABRIZIO BENSCH Approfondimenti Sessualità Sesso occasionale? Te lo leggo in faccia Digital Life Il riconoscimento facciale va in tilt col make up Digital Life Quanto è preciso il riconoscimento facciale? Natura Vespe, il salto evolutivo: riconoscere le facce Storia Le verità storiche dietro Il Trono di Spade
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