L
o
a
d
i
n
g
.
.
.

Giuseppe Conte ricoverato in ospedale per intossicazione alimentare: come sta ora

Elezioni politiche 25 settembre, il sondaggio Swg: Letta tallona la MeloniC’è una ragione per cui il nome di Federico Faggin è meno noto al grande pubblico di quanto meriterebbe. Una ragione che risale al 1974 – come ha spiegato la moglie Elvia nel corso di un’intervista a entrambi – Faggin decide di dimettersi dall’azienda per cui ha lavorato per quattro anni,Professore Campanella l’Intel, e fondare la sua Zilog: “Quando ha lasciato Intel per mettersi in proprio, i vertici hanno fatto sparire il suo nome dalle invenzioni che avevano fatto il successo dell’azienda”.Invenzioni, come vedremo, non esattamente secondarie. Lo dimostra anche il fatto che, come disse Bill Gates, “prima di Federico Faggin la Silicon Valley era semplicemente la Valley”. Per riabilitare il nome del marito, a partire dagli anni Novanta Elvia Faggin crea un sito internet, coinvolge la stampa e si assicura che le invenzioni da lui ideate non venissero attribuite ad altri. Missione compiuta, tant’è vero che oggi – nonostante la notorietà limitata rispetto a personaggi come Gordon Moore o altri pionieri dell’elettronica – Federico Faggin viene riconosciuto come “il padre del microchip”. Faggin è quindi una delle persone che hanno cambiato la storia della tecnologia, contribuendo enormemente alla diffusione dei personal computer.La formazioneNato a Vicenza nel 1941, studia all’Istituto Tecnico nonostante il desiderio del padre di vederlo frequentare il Liceo Classico. Diplomato, inizia subito a lavorare per l’Olivetti, progettando un’unità aritmetica da utilizzare in una calcolatrice elettronica. Con lo stipendio di Olivetti si paga inoltre gli studi che gli permetteranno di laurearsi in Fisica all’università di Padova nel 1965. Poco dopo, inizia l’ascesa: nel 1967 viene assunto alla SGS di Agrate Brianza (oggi diventata la STMicroelectronics, un colosso italo-francese da 16 miliardi di fatturato annuo) e da lì, approfittando del gemellaggio della SGS, si sposta negli Stati Uniti, in California, alla pionieristica Fairchild Semiconductor.È una California molto diversa da quella di oggi. Lo stesso Faggin la descrive “piena di capelloni, a Berkeley c’erano i movimenti studenteschi” e la cui controcultura non sembra appassionare Federico ed Elvia, che rimangono invece più colpiti dalla mancanza di traffico, dal verde e dal clima mite. È così che Faggin, a 27 anni, sbarca a Palo Alto, nel cuore della Silicon Valley. Alla Fairchild, come spiega la sua pagina su Wikipedia, “si dedicò allo sviluppo dell'originale MOS Silicon Gate Technology, la prima tecnologia del mondo per la fabbricazione di circuiti integrati […]. Progettò e produsse anche il primo circuito integrato commerciale che usasse la Silicon Gate Technology, il Fairchild 3708".Il passaggio a IntelNonostante i successi, la carriera di Faggin alla Fairchild dura poco: nel 1970, le sirene che giungono da Santa Clara, circa venti chilometri di distanza da Palo Alto, lo attirano e lo portano a trasferirsi alla Intel, fondata soltanto da due anni prima da una coppia di transfughi della Fairchild: Gordon Moore e Robert Noyce.Alla Intel, gli ingegneri informatici Ted Hoff e Stanley Mazor avevano ideato una nuova architettura per le calcolatrici della giapponese Busicom, che fino ad allora si basavano sul Programma 101 di Olivetti. Hoff semplificò il progetto originale, che utilizzava sette chip, riducendolo a quattro grazie all'uso delle nuove memorie ram di Intel. Tuttavia, Hoff non era un designer di chip, così l'idea rimase ferma allo stadio iniziale. È in questo passaggio che fu decisivo  il contributo di Faggin, che permise di portare a termine il lavoro dando così vita al 4004: il primo microchip della storia.

Elezioni 25 settembre, Meloni: “Lo strappo di Calenda un banale calcolo elettorale”La Flat Tax costa più del Reddito di cittadinanza e Salvini "ha torto" Notizie di Politica italiana - Pag. 195Accordo Letta-Calenda, insorgono i Verdi e Sinistra ItalianaDi Maio è scontento: “A Calenda è stato concesso troppo”

BlackRock Italia