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Oms: «L’ospedale Nasser di Gaza non è più in funzione»

La fine della storiaIl movimento rivendica la necessità di ripartire “da capo” nelle politiche educative. A luglio si è tenuto un camp intergenerazionale in cui 30 ragazzi e ragazze insieme ad altrettanti operatori e operatrici da tutta Italia si sono ritrovati in forma totalmente gratuita e autofinanziata per sviluppare un progetto di pedagogia socialeChe cosa succede ai ragazzi e alle ragazze d’estate?investimenti Quando le aule si svuotano, le lezioni finiscono e tutto ciò che ha a che fare con l’istruzione viene messo in stand-by, relegato a qualche irrilevante compito estivo, che cosa rimane nel nostro paese del discorso educativo?Le offerte fioriscono: centri estivi, campi sportivi, laboratori di ogni genere… il tutto con un costo da sostenere, e se la famiglia è composta da più figli, magari gran parte delle finanze familiari vengono dedicate a sistemare gli equilibri, perché il vero welfare italiano, ovvero la famiglia estesa fatta di zii, nonni in pensione e genitori part-time, è un privilegio che pochi possono permettersi.Offerte che però non intercettano le possibilità economiche di una grande fetta di popolazione: ancora una volta un paese a due velocità, dove chi può fa tutto, anche troppo, e chi non può si arrangia. Da una parte bambini e bambine, ragazzi e ragazze che passano da un contesto all’altro senza soluzione di continuità, con le esperienze vissute come medaglie da collezionare, dall’altra la noia nel migliore dei casi, o la solitudine nel peggiore. L’estate può diventare un buco nero in cui si perdono le relazioni più continuative, non dimentichiamoci che i ragazzi e la ragazze passano normalmente gran parte della loro giornata in classe.Eppure proprio per via della “vacanza”, un vuoto da godere e da riempire, l’estate avrebbe tutti i crismi per essere un momento educativo per eccellenza: il tempo per perdersi, le giornate dilatate, la sospensione che diventa terreno fertile per la crescita.Qualcosa di completamente diverso dalla bulimia educativa è nato a livello nazionale e no, non ha avuto a che fare solo con l’estate: è il movimento DaCapo. Si tratta di un movimento per un Diritto alla città pedagogico composto da Collettivo Crepa Alba, Scuola popolare SpinTime Roma, Scuola popolare La Scuoletta Roma, Scuola Popolare Dopolis Ciampino, Scuola popolare Carla Verbano Roma, Chi Rom e Chi no Napoli, Get up Udine, Teatro Caverna Bergamo, Collettivo Franco Bologna, Coop Macramè Campi Bisenzio, Centro Fonti San Lorenzo Recanati, Progetto Quartiere Capo Palermo. ItaliaLa scuola non offre soluzioni, agli adulti senza diploma non restano che i “diplomifici”Giovanni CastagnoNuove politiche educativeUn movimento che rivendica la necessità di ripartire da capo nelle politiche educative sia a livello locale che a livello nazionale, che rivendica un finanziamento pubblico che non deve lasciare spazio al mercato educativo, ma che è frutto di un allargamento della base decisionale a partire da bambini e bambine, operatori del settore e famiglie.Al tempo stesso una pedagogia che possa reinventarci: un energico e generoso tentativo di incontrarsi tra realtà che tra loro si sentono contaminate dalla ricerca di fare pedagogia sociale che mira a definire una prospettiva politica sia come costruzione di soggetti che come costruzione di comunità.Innanzitutto un percorso. Tutto nasce da un’inchiesta ludica, poi l’allargamento ad altri progetti nazionali e infine un camp, non inteso come una delle proposte sul mercato dell’affollata estate, ma come culmine: un camp pedagogico e politico fatto di uno stare insieme mutualistico. È successo ad Alba in provincia di Cuneo nel Luglio del 2023, ed è successo di nuovo oggi, nel Luglio del 2024.Un camp intergenerazionale in cui 30 ragazzi e ragazze insieme ad altrettanti operatori e operatrici da tutta Italia si sono ritrovati in forma totalmente gratuita e autofinanziata per sviluppare delle rivendicazioni territoriali emerse dal punto di vista dei partecipanti. Il Diritto alla Città Pedagogico è il “metodo” del Collettivo di ricerca pedagogica Crepa che ha riunito tutti e tutte, portando in questa edizione alla costruzione di “SuXgiù”.Se nel 2023 dopo il camp era uscito dalla scrittura collettiva un Manifesto (con l’aiuto e il coordinamento di Wu Ming 2) che ha portato durante l’anno a piccole lotte territoriali (centri cittadini in cui non è possibile giocare, parchi chiusi da ri-occupare, centri culturali da riaprire, occupazioni abitative da difendere), quest’anno la creazione del supereroe collettivo “SuXgiù” ha portato nell’immediato a una “piazzata” ad Alba con la forte richiesta di un progetto di politiche educative pubbliche in un contesto in cui da anni latitano finanziamenti e impostazioni realmente democratiche.SuXgiù, supereroi e supereroine, siamo già tutti e tutte noi: ognuno con il proprio potere, magari ancora da coltivare o inesplorato, magari non agito tutti i giorni, ma insieme sappiamo vederlo, farlo emergere e mettere in comune. Viaggerà su e giù per l’Italia, unendosi alle lotte di chi difende il Diritto a territori più giusti e vicini ai desideri e bisogni delle persone. Territori in cui anche bambini e bambine e ragazzi e ragazze sono persone e Soggetti comunitari in grado di promuovere un’idea alternativa di vita in comune e non relegati al ruolo di destinatari e/o clienti di attività estive e non.© Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediAlberto Contu

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