Mattarella riceve il premier ucraino Shmyhal: "Sostegno finché necessario"Il momento è cruciale. L’epidemia virale che ha colpito il mondo nel 2020 sta scombussolando come non mai la stabilità politica,trading a breve termine gli equilibri sociali, le priorità economiche; e impone a tutti – dai governi nazionali al singolo cittadino – una riflessione su dove siamo e dove vogliamo andare Non possiamo non osservare come tra Italia e Germania vi sia una straordinaria simbiosi economica, sorprendenti vincoli politici e anche culturali. La relazione italo-tedesca è un incredibile paradosso. I due paesi si comportano come quelle coppie che a cena bisticciano e si punzecchiano, quasi fossero sull’orlo del divorzio, ma che una volta salutati gli ospiti abbandonano il palcoscenico e tornano a una convivenza pragmatica e produttiva. l’aver condiviso la stessa moneta per vent’anni ha influenzato reciprocamente tedeschi ed italiani. In Italia, in compenso, il dibattito economico, su inflazione e debito, ha una innegabile impronta tedesca. Così come, per esempio, gli inaspettati progressi nel riciclo dei rifiuti. Le relazioni tra paesi possono essere sorprendentemente emotive. L’Italia e la Germania non fanno eccezione. Ai tedeschi, gli italiani rimproverano di essere rigidi, miopi, egoisti e anche prevaricatori. In Germania, l’opinione pubblica tende a volte a descrivere l’Italia come un paese inaffidabile e irriformabile, opportunista e sleale. Malgrado questi stereotipi, e provando per un momento a isolarci dal brusio quotidiano, non possiamo non osservare come tra questi paesi vi sia una straordinaria simbiosi economica, sorprendenti vincoli politici e anche culturali. Quanti italiani sanno che l’interscambio tedesco con la sola Lombardia è quasi il doppio di quello che la Germania coltiva con la Corea del Sud? Quanti immaginano che i legami commerciali della Germania con il Veneto siano superiori a quelli della Repubblica Federale con il Canada? E ancora: quanti italiani sono a conoscenza del fatto che i rapporti commerciali dell’Italia con la sola Baviera superano quelli dell’Italia con l’intera Polonia? Un grande paradosso La relazione italo-tedesca è un incredibile paradosso. I due paesi si comportano come quelle coppie che a cena bisticciano e si punzecchiano, quasi fossero sull’orlo del divorzio, ma che una volta salutati gli ospiti abbandonano il palcoscenico e tornano a una convivenza pragmatica e produttiva. D’altro canto, il loro percorso storico è straordinariamente simile. Entrambi i paesi, nati da unificazioni tardive, hanno scelto di superare le dittature del Novecento perseguendo fin dai tempi di Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi l’obiettivo dell’integrazione europea. In questo ultimo decennio, la crisi debitoria e quella finanziaria, l’emergenza migratoria e quella sanitaria sono state tutte occasioni per tensioni più o meno velate, dissensi più o meno aspri. In Italia, poi, la questione tedesca alimenta un dibattito pubblico tanto modesto quanto fazioso. Ancora recentemente, al governo Draghi è stato rimproverato di avere imitato Berlino nel sospendere brevemente la somministrazione del vaccino AstraZeneca per difendere presunti “interessi tedeschi”. Eppure, l’aver condiviso la stessa moneta per vent’anni ha influenzato reciprocamente tedeschi ed italiani. In Germania, ormai la gastronomia e la moda sono italiane. Una mostra che si è tenuta a Norimberga nel 2006, intitolata Was ist deutsch, ha sottolineato, più in generale, una progressiva Italianisierung des Alltags, una italianizzazione del quotidiano. In Italia, in compenso, il dibattito economico, su inflazione e debito, ha una innegabile impronta tedesca. Così come, per esempio, gli inaspettati progressi nel riciclo dei rifiuti. Gli autori di questo libro hanno tutti e tre per motivi professionali e personali vissuto la Germania. Le loro carriere sono state segnate dall’incontro con una società, una lingua e una cultura che li ha sfidati, messi alla prova, e soprattutto completati. Da qui l’idea di capire se anche per l’Italia il contatto con il mondo tedesco possa risultare benefico in un momento in cui lo shock economico provocato dalla pandemia virale rimette in discussione i legami politici ma anche lo stesso futuro dell’Europa, e dei benefici che essa ci ha garantito in questi decenni. Più concretamente, il Fondo per la Ripresa da 750 miliardi di euro che dovrebbe vedere la luce nelle prossime settimane non è solo un veicolo finanziario per aiutare i paesi a risollevare la loro economia. È uno straordinario banco di prova politico. Sappiamo che la Germania ha accettato malvolentieri di indebitarsi in solido con i suoi partner. Eppure, se il denaro verrà utilizzato in modo efficiente ed onesto, il nuovo strumento potrebbe rivelarsi il volano di una nuova integrazione europea. Questo volume ha tre obiettivi. Prima di tutto vuole offrire uno spaccato originale del rapporto italo-tedesco, smentendo molti pregiudizi, soprattutto sul fronte economico. È anche un vademecum sociale e culturale per gli italiani che intendono coltivare una relazione più costruttiva con il mondo tedesco. Infine, propone una riflessione sui nuovi luoghi di dialogo e di confronto tra due paesi i cui legami sono ben più antichi di quelli tra la Germania e la Francia. Il momento è cruciale. L’epidemia virale che ha colpito il mondo nel 2020 sta scombussolando come non mai la stabilità politica, gli equilibri sociali, le priorità economiche; e impone a tutti – dai governi nazionali al singolo cittadino – una riflessione su dove siamo e dove vogliamo andare. Chi scrive è convinto che l’Italia debba rilanciare la relazione con la Germania, per il bene dei due paesi e del progetto europeo. Questo articolo è un estratto rivisto del volume Italia e Germania – L’intesa necessaria (per l’Europa), edito da Bollati Boringhieri © Riproduzione riservataPer continuare a leggere questo articoloAbbonatiSei già abbonato?AccediFederico Niglia, Beda Romano e Flavio Valeri
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