L
o
a
d
i
n
g
.
.
.

Curcio (Protezione civile): accoglienza una sfida epocale. Sì al Terzo Settore

Truffa sui social, il falso annucio: «Laurea in infermieristica con un corso di due mesi». Sfruttati i loghi del Ministero e di alcuni OPINella causa Murthy,analisi tecnica Surgeon General, et al. contro Missouri, et al.  decisa lo scorso 26 giugno 2024, la Corte suprema USA ha affrontato la questione se l’esecutivo statunitense abbia violato il Primo Emendamento della Costituzione americana esercitando pressioni sulle piattaforme di social media perché censurassero dei post ritenuti fonte di disinformazione.I fatti di causa risalgono ai tempi della pandemia quando, per contrastare l’ondata di fake news, i grandi social network selezionavano e bloccavano contenuti immessi dagli utenti, con particolare riferimento a quelli relativi al COVID-19 e alle elezioni del 2020. Da qui, la causa promossa da due Stati e cinque utenti di social che hanno portato in giudizio il governo accusandolo di avere costretto le piattaforme a limitare indebitamente il proprio diritto alla libertà di parola.La Corte, anche se solo a maggioranza, non è entrata nel merito della vicenda e ha evitato di decidere su un tema particolarmente serio, trincerandosi dietro aspetti preliminari che riguardavano l’inesistenza del diritto delle parti a far causa al governo. La maggioranza dei giudici, infatti, ha ritenuto che per poter agire i cittadini avrebbero dovuto dimostrare di correre un pericolo concreto e attuale di non potersi esprimere liberamente per via delle pressioni esercitate dall’esecutivo sui social network interessati. Questa prova, invece, non è stata data e, anzi, dal processo è emerso che le piattaforme spesso rimuovevano contenuti in autonomia e in base ai propri termini contrattuali senza bisogno di cedere alle pressioni governative.Inoltre, continuano i magistrati, non c’è prova che l’intervento degli uffici pubblici abbia causato danni diretti alle parti e, infine, anche se le azioni del governo hanno inizialmente influenzato le scelte censorie delle piattaforme, queste ultime hanno continuato ad applicarle in modo indipendente. Dunque, anche se il governo venisse riconosciuto responsabile, questo non cambierebbe in automatico il modo in cui le piattaforme intervengono sui contenuti generati dagli utenti.In termini puramente formali, questa (non)decisione è —probabilmente— corretta, tuttavia essa è anche la prova provata di quanto il diritto di decidere come debba essere esercitato un diritto risieda sempre di più, da un lato, nelle mani di soggetti privati (Big Tech) e, dall’altro, in quelle del potere esecutivo e non più di quello giudiziario.

Influencer di viaggi scivola nella cascata mentre gira un reel per Instagram: sei ore per soccorrerla, poi è morta in ospedaleMeloni: «Ho agito da leader europeo». Tajani rilancia FI in chiave anti-Lega La spinta ai laici, le questioni aperte: ecco il testo ufficialeUcciso 17enne, fermati due coetanei. Gli investigatori: lite tra baby gangIn bikini sulla moto d'acqua della polizia per scattare foto, l'agente posa con le tre donne: scoppia il caso

Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock

  • Professore per gli Investimenti Istituzionali e Individuali di BlackRock
  • Capo Analista di BlackRock
  • VOL
  • Capo Analista di BlackRock
  • trading a breve termine
  • MACD
  • investimenti