Sciolti per mafia i comuni avellinesi di Quindici e Monteforte Irpino - Tiscali NotizieByteDance,Campanella l'azienda madre diTikTok, ha fatto il suo debutto nel mondo dell'intelligenzaartificiale per creare video. In Cina, lo sviluppatore hainfatti reso disponibile una nuova app tramite la controllataFaceu Technology. Si tratta di Jimeng AI, che si pone comeconcorrente di OpenAI Sora. Entrambe mirano alla creazione difilmati partendo da sole indicazioni testuali. L'idea è lastessa: l'utente fornisce un testo che descrive la scena chedesidera creare, e l'intelligenza artificiale si occupa ditradurre queste parole in immagini in movimento. È un po' comeavere un regista virtuale a propria disposizione, pronto arealizzare qualsiasi idea creativa. Un'app che si inserisce inun panorama sempre più competitivo, dove giganti tecnologicicome OpenAI con il suo Sora e startup innovative stanno sfidandoi limiti della generazione di contenuti video. Jimeng AI offrepiani di abbonamento al prezzo di 69 yuan (circa 10 dollari) almese o 659 yuan all'anno, consentendo agli utenti di creare2.050 immagini o 168 video generati dall'intelligenzaartificiale ogni 30 giorni. Il panorama dell'IA generativa per ivideo in Cina è fervente, anche grazie a minori limitinormativi. Il mese scorso, Kuaishou, una delle principali appdel Paese, ha reso disponibile il suo modello di conversione datesto a video chiamato Kling AI. Poco prima, la startup Zhipu AIaveva rilasciato il modello generativo Ying, seguendo l'esempiodi Shengshu con l'app Vidu. Al momento, Jimeng AI èun'applicazione separata nel portafoglio di ByteDance, che infuturo potrebbe decidere di integrarla nel suo ecosistema,compreso il social TikTok. Riproduzione riservata © Copyright ANSA
Chi è Claudio Anastasio, il manager che ha citato Mussolini in una mailUn uomo armato di balestra ha attaccato un poliziotto fuori l’ambasciata di Israele a Belgrado: «È terrorismo» Notizie di Politica italiana - Pag. 103Processo "Escort" a Bari, Palazzo Chigi revoca la costituzione di parte civile contro Berlusconi«Il mio relatore mi toccava»: le molestie invisibili nelle università italiane